Borghi Siciliani

Gangi

Gangi, in provincia di Palermo, cittadina eletta borgo più bello d’Italia nel 2014 ed unica in Sicilia a detenere il titolo di Gioiello d’Italia, conferitole nel 2013. Situato a pochi chilometri dal borgo di Sperlinga, Gangi, sorge sul monte Marone (1000 metri sul livello del mare). Situata sulla catena montuosa delle Madonie sotto lo sguardo lontano ma onniveggente dell’imponente Etna (superiore di più di 2000 metri).

Gangi
Foto instagram di Daniele & Deborah (d2_film)

La storia del borgo risale all’antica età del Bronzo di cui le necropoli con tombe a grotticella (o a “forno”) di Serra del Vento e delle contrade Regiovanni e Zappaiello sono un’autentica testimonianza. La storia e il mito si fondono poi nella leggendaria città di Engyon. Essa sarebbe stata fondata nel 1200 a.C. dai Cretesi giunti fin qui da Minoa. La cittadina che si sviluppò da questo antichissimo insediamento fiorì tanto e si arricchì di tesori. Alcuni di questi furono prelevati da Verre, nelle già ricordate Verrine dell’Arpinate.

Ma la Gangi che conosciamo oggi ha origine medievale. Costruita su un preesistente insediamento sul monte Marone, dopo che Federico III, durante la Guerra del Vespro, distrusse la vecchia Gangi perché parteggiava per gli Angioini (la famiglia nobile francese che dominava in Sicilia e che fu scacciata da Federico III e dagli Aragonesi).
Sotto l’egida spagnola l’Inquisizione mietè tantissime vittime fra cui il priore dei benedettini locale in un periodo in cui il monastero benedettino di Santa Maria era divenuto il più importante nella Sicilia centro-settentrionale. La cittadina gangitana passò alla famiglia De Craon alla fine del dodicesimo secolo. Poi ai Ventimiglia nel tredicesimo secolo fino al 1625 quando se ne impossessarono i Graffeo.

Nel 1652 Gangi apparteneva ai Valguarnera che ne mantennero la proprietà fino al diciannovesimo secolo. Nel Settecento si costituirono diverse Accademie, a testimoniare il fervore intellettuale, artistico ed economico di cui godeva il borgo, fra le quali spiccava l’Accademia degli industriosi di Gangi. Del periodo sette-ottocentesco rimangono palazzi nobiliari come il settecentesco Palazzo Bongiorno, una delle architetture settecentesche più amene del territorio delle Madonie e l’ottocentesco Palazzo Sgadari, che oggi ospita il Museo Civico, la Pinacoteca Gianbecchina e il Museo delle armi.

Zoppo di Gangi sec. XVII, Dipinto della Madonna del rosario, Angeli e Santi

Occorre ora citare due grandissimi artisti gangitani le cui opere sono raccolte nelle chiese del borgo. Del pittore gangitano tardomanierista Giuseppe Salerno, detto “Zoppo di Gangi”, rimangono meravigliose opere come lo Spasimo di Sicilia (presso la Chiesa del Santissimo Salvatore). Il Giudizio universale (presso la Chiesa madre di San Nicolò) e il Martirio dei diecimila martiri conservato presso la Chiesa di San Cataldo (San Cataldo è il patrono di Gangi festeggiato il 10 maggio) ove sono esposte anche la statua lignea di San Cataldo di Berto de Blasio e la Madonna degli Agonizzanti di Filippo Quattrocchi.

Quattrocchi fu uno scultore barocco della cui maestosa produzione artistica restano straordinarie opere. Tra queste le statue dell’Angelo Custode e di San Filippo Apostolo (presso la Chiesa del Santissimo Salvatore) e il suo capolavoro L’Annunciazione di Maria Vergine (presso la Chiesa di Santa Maria Vergine).

Oltre alla festa di San Cataldo, altre feste identitarie del borgo sono la Festa dello Spirito Santo. Essa risale al Seicento. Si trasportano a spalla ben quaranta statue di santi per una tratta di circa 3 km. La festa dell’Assunta, celebrata il 15 agosto, in occasione del quale si celebra “a sceusa ‘a Madonna” (la discesa della Madonna) tradizione religiosa risalente al Settecento.

Un’altra arte è presente nel borgo: l’arte della panificazione.  Un’arte che sforna diverse prelibatezze dalla forma di pane tipicamente pasquale “u fasciddatu” e le speciali tagliatelle “tagliarini”. Ma anche i dolci come i “taralli” realizzati per la festa di Sant’Isidoro (quarta domenica dopo Pasqua) i “mastazzola” con mosto bollito, i “mastacuttè” con succo di fichidindia, dolci a base di pastafrolla “l’istantanii” e i dolci a base di mandorle “l’amaretti” e i “turrunetta”. Trovandoci nel palermitano non manca la cuccìa, un dolce senza farina, a base soltanto di acqua e frumento, esclusivo della festa di Santa Lucia.

Gangi
Foto instagram di Daniele & Deborah (d2_film)

Non possiamo però lasciarvi senza segnalarvi gli eventi natalizi gangitani presso il borgo. Per l’occasione si svolgono spettacoli musicali, la tipica “Nuvena di Natali”. Si allestono Mercatini di Natale. Si degustano vin brulè e altri dolci tipici a cui abbiamo già fatto cenno come ‘istantanii. Ma una vera festa natalizia non può mancare di un Presepe e, quello gangitano, è notevolmente interessante. L’intero borgo, dal centro storico e dai vicoli che da qui si irradiano, fino alle antiche abitazioni, fanno da teatro alla rappresentazione di un Presepe vivente Da Nazareth a Betlemme. Il Presepe è particolarmente suggestivo perché, grazie ad una ricostruzione storico-religiosa ed antropologica, si proietteranno i visitatori, laici e devoti, nella Palestina di Gesù.

Il visitatore è guidato da musiche e da una voce fuori campo in un viaggio sensoriale incantevole. Una storicizzazione della natività prodotta con la riproposizione dei costumi, delle attività e la rievocazione dell’atmosfera dell’epoca. Allora non ci resta che augurarvi un buon viaggio verso questo fantastico borgo.

Andrea Santoro

 

One comment on “Gangi

Salvatore Marino

Bellissimo racconto storico di Gangi.

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