Curiosità Siciliane

Villa Giulia, il più antico parco urbano di Palermo

Villa Giulia è il più antico parco urbano di Palermo. Nasce tra il 1775 il 1778 dal progetto dell’architetto palermitano Nicolò Palma, per volere del pretore e governatore della città, Antonio La Grua, principe di Carini.

Foto Instagram di Paolo Palumbo (paolo_palumbo)

La Villa era situata fuori dalle mura della città, quasi in riva al mare, dove originariamente vi era il giardino dell’aristocratica famiglia Chiaramonte. La villa prende il nome dalla moglie del viceré spagnolo Marcantonio Colonna, la viceregina Donna Giulia d’Avalos Guevara.

La villa nasce con uno schema geometrico rigoroso e classico. Ha una pianta quadrata ed è recintata da una cancellata in ferro. Ricca di ponti, collinette, laghetti artificiali, teatrini della musica e quattro esedre (incavi semicircolari, sovrastati da una semi-cupola), progettate da Giuseppe Damiani Almeyda. Vi erano statue e busti di personaggi storici illustri tra cui quella del Genio di Palermo, protettore laico della città.

Foto Instagram di Paolo Palumbo (paolo_palumbo)

La statua, realizzata da Ignazio Marabitti, raffigura un uomo con la barba lunga circondato da varie figure allegoriche. Tra queste ci sono l’aquila, simbolo della città, il cane, simbolo di fedeltà, lo scettro che rappresenta il regno e la cornucopia, simbolo di abbondanza.

La villa ha due entrate ed è divisa da due strade che intersecandosi formano una piazza. Al centro di  quest’ultima vi è un’altra opera di Ignazio Marabitti. Si tratta di una fontana circolare con uno scoglio artificiale su cui è collocato un piccolo “Atlante” in marmo. Questa ha sul suo capo un dodecaedro con 12 orologi solari. Oggi gli orologi originali purtroppo non esistono più. Quest’ultima è un’opera del matematico palermitano Lorenzo Federici.

Molti anni fa “Villa Giulia” era un punto di ritrovo per la città, dove i bambini giocavano e si affittavano piccole biciclette. Si poteva gustare un bel gelato davanti ad un affascinante e vecchio leone soprannominato Ciccio”, che riposava dentro la sua triste gabbia.

Johann Wolfgang Goethe la definì il più meraviglioso angolo della terra .

Sarebbe bello poter tornare al passato e fermarsi a leggere “Omero” con Goethe, su una panchina. Non credete?

Andrea Barbaro Galizia

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