Curiosità Siciliane

Perché la Sicilia votò Re: un 2 Giugno 1946 diverso

“Col Rre campammu sinora…”

Era questa una delle frasi più sussurrate nei paesi della Sicilia interna il giorno del grande referendum. Il 2 giugno 1946 la Sicilia fu chiamata a decidere se restare una monarchia o diventare una repubblica. Un passaggio epocale. Nel giorno in cui l’Italia diventava Repubblica, l’Isola guardava indietro. Una data che oggi celebriamo come la nascita della nostra democrazia. Ma in Sicilia, quella data ha un sapore diverso.

Un’Italia spaccata a metà

I dati ufficiali parlano chiaro: a livello nazionale vinse la Repubblica con il 54,3% dei voti. Ma la geografia del voto racconta un’altra verità: al Nord trionfò la Repubblica, al Sud e nelle Isole la Monarchia. In Sicilia, oltre il 60% degli elettori votò per il Re. Non fu solo una questione politica. Fu una scelta emotiva, culturale, spesso dettata dalla paura dell’ignoto.

Il primo voto delle donne (ma non per tutte)

Foto di archivio storico

Il 2 giugno 1946 fu anche la prima volta nella storia d’Italia in cui le donne poterono votare a livello nazionale. In Sicilia parteciparono oltre 570.000 donne, pari a circa il 46% dell’intero corpo elettorale regionale.
Un numero altissimo, soprattutto considerando il contesto sociale dell’epoca: molte donne erano analfabete, non avevano mai visto un’urna e, in certi casi, non capivano nemmeno bene cosa stavano scegliendo.

Eppure, si presentarono in massa, con dignità e curiosità. Alcune arrivarono a piedi per chilometri, accompagnate da mariti, figli o vicine di casa.

Era il primo gesto di cittadinanza. Spesso timido. Ma potentissimo.

Voci, leggende e vecchie sicurezze

Molti siciliani, soprattutto nelle zone rurali, non sapevano nemmeno cosa fosse una repubblica. Il livello di analfabetismo era altissimo e le informazioni circolavano più per bocca che per carta stampata. E così, si diffusero leggende:

“Se vince la Repubblica, ci portano di nuovo in guerra.”
“La Repubblica è come Mussolini, ma senza il Duce.”
“È meglio un Re che già conosciamo, che un governo che non sappiamo chi è.”

I parroci dal pulpito, i nobili decaduti, i notabili locali: molti fecero campagna (più o meno apertamente) per la Monarchia, presentandola come simbolo di stabilità e continuità.

Il voto della pancia, non della testa

In Sicilia il voto del 2 giugno 1946 fu più un riflesso che una scelta razionale. Una reazione istintiva. Si votava come suggeriva il prete, come diceva il padrone, come votava il paese. La scheda era un mistero per molti: in alcuni casi si segnava il simbolo senza sapere davvero cosa rappresentasse.

Eppure, anche in questa apparente arretratezza, c’era un fondo di verità: la diffidenza verso lo Stato centrale, che dalla Sicilia era sempre sembrato lontano, se non ostile.

La Repubblica nasce… ma senza tutti

Il 2 giugno 1946 l’Italia diventava Repubblica. Ma una parte del Paese, la Sicilia in testa, non era pronta a staccarsi dal passato. La nuova Italia nasceva con un nodo irrisolto: quello tra Nord e Sud, tra modernità e tradizione, tra chi aveva voce e chi no.

Oggi celebriamo la Festa della Repubblica. Ma è giusto ricordare che non fu una festa per tutti. Che il cambiamento, in Sicilia, è sempre stato un percorso più tortuoso.
Che tra i vicoli di un paese dell’entroterra, la Storia non arriva in televisione, ma a piedi, e spesso in ritardo.

🔎 Fonti consultate:

  •  Archivio storico del Ministero dell’Interno;
  • Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi – Paul Ginsborg;
  • Storia della Sicilia dal 1860 al 1970 – Franco Renda;
  • Documentari e Teche RAI;
  • ISTAT, Dati sulla partecipazione femminile al referendum 1946;
  • Testimonianze popolari raccolte in archivi locali.

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Andrea Barbaro Galizia

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