Letteratura Siciliana

Modi di Dire Siciliani, parte 3

Dopo il  grande successo della prima parte (clicca qui) e della seconda parte (clicca qui) di questa nuova sotto-rubrica che analizza e mantiene vivo il nostro dialetto siciliano, vi proponiamo la seconda parte, con altri modi di dire siciliani. La storia linguistica della Sicilia è determinata dal sostrato etnico, cioè culturale e religioso, dei popoli che, di volta in volta si sono succedutisi nel  tempo. Il Siciliano non è un dialetto perfetto, ci sono tante varianti di determinate espressioni e per questo vi chiediamo scusa se ne dimentichiamo qualcuna e vi invitiamo  a leggere e scoprirne tante altre.

I dialetti siciliani si possono quindi dividere in tre grandi zone: siciliano occidentale, diviso tra area palermitana, trapanese e agrigentina; siciliano centrale, diviso tra le aree nisseno-ennese, agrigentina orientale e delle Madonie; e siciliano orientale, diviso in area siracusano-catanese, nord orientale, messinese e sud orientale.

Foto di Efrem Efre 

Il dialetto siciliano oggi è correntemente parlato da circa 5 milioni di persone in Sicilia, e da un numero imprecisato di persone emigrate o discendenti da emigrati delle aree geografiche dove il siciliano è madrelingua, in particolare quelle trasferitesi  negli USA (dove addirittura si è formato il Siculish), in Canada, in Australia, in Argentina, in Belgio, in Germania e nella Francia meridionale.

Ecco di seguito la parte terza di alcuni modi di dire siciliani:

E cu è, Totò Termini?

Totò Termini è una figura mitologica della cultura siciliana. Uno di quei nomi che vengono tirati in ballo per dare un riferimento preciso ma che è incomprensibile per chi siciliano non è. Se diciamo “E chi è, Totò Termini?” stiamo dicendo che quella persona si sente molto importante, per qualche motivo a noi non noto. Se diciamo “arrivò Totò Termini a cavallo”, vuol dire che qualcuno si è volontariamente inserito nella conversazione. E così via.

Annacarsi

Una delle espressioni siciliane più belle, che sono interamente intraducibili. Annacarsi racchiude dentro di sé significati opposti: “affrettarsi” ma anche “tergiversare”. Chi si annaca, in sostanza, si muove senza spostarsi troppo.

Va sucati u Pruno

È un’espressione che si usa quando si invita qualcuno a svolgere qualcosa di utile come concimare il terreno. Il detto  nasconde la volontà di sfruttare il fatto che la prugna riesce a generare sconvolgimenti intestinali dopo la sua ingestione, in modo tale che non si vede per un bel po la persona destinataria.

Foto di Andrea Piacquadio

Va vinniti i luppina

Si tratta di un’espressione usata tipicamente a Palermo per invitare qualcuno a svolgere un mestiere a lui più consono rispetto a quello che attualmente sta svolgendo. In parole povere significa “vai a quel paese!”.

Orva di l’occhi!

Sta per “che io possa accecare”. Usata per indicare affermazioni di cui siamo sicuri della verità.

Unni voli mancu a Broru.

Non riesce a capire neanche in forma liquida.  È un’opinione rivolta ad una persona incapace di capire quello che viene detto, nemmeno le cose più semplici in assoluto.

Ci vediamo nella prossima lezione di Dialetto Siciliano, con nuovi modi di dire tutti da scoprire.

Andrea Barbaro Galizia

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