Modi di Dire Siciliani, parte 1
Aprile 10, 2024
Tra le lingue più affascinanti e sonore della storia c’è sicuramente il dialetto siciliano, con le sue centinaia di varianti, ognuna con la sua storia particolare. La lingua siciliana è un perfetto di mix di culture. Tanto per iniziare, fu la prima lingua letteraria italiana, grazie ai poeti della Scuola siciliana e per finire con mille modi di dire che sono ingredienti fondamentali della nostra cultura.
Oggi la lingua siciliana, pur non avendo un esplicito riconoscimento ufficiale, è uno dei patrimoni immateriali più importanti del nostro paese. Dall’intreccio utilizzato da Giovanni Verga nel mescolare italiano e dialetto, a quello romanzato da Andrea Camilleri nei suoi gialli. Conosciamo alcuni dei modi di dire del dialetto siciliano.
A tia talìu
Tra i modi di dire siciliani preferiti dai siciliani. Letteralmente significa: “ti guardo” ed è una sorta di avvertimento. Sembra che non ti stia controllando, ma ti tengo d’occhio.
Bedda Matri!
È una di quelle espressioni siciliane che finiscono nelle insegne dei ristoranti siciliani all’estero. Si usa per esprimere stupore e meraviglia.
Lassari in tririci
Essere in tredici a tavola, con un ovvio riferimento a Gesù e i 12 apostoli dell’Ultima cena. Se qualcuno ci ha tirato bidone all’ultimo minuto, lasciandoci quindi in 13 a tavola, ci sta facendo un torto. Ecco perché si usa “lassari in tririci” per indicare qualcuno che non ci ha aiutato nel momento in cui eravamo in difficoltà.
Mastru Cola, cu ‘na furma
Mastro Cola era un calzolaio che disponeva di una sola forma per creare le proprie scarpe. Questa espressione viene utilizzato per indicare qualcuno che va dritto per la propria strada, agendo sempre allo stesso modo senza curarsi dei giudizi altrui.
Peri peri
“Peri peri” vuol dire “piedi piedi” ed è usato per indicare che si è stati a zonzo.
Sbrizzìa
La sbrizzìa (o stizzìa) è la pioggia intensa, un evento meteorologico magari non così comune ma che si è comunque meritato un’espressione ad hoc. Se la pioggia aumenta d’intensità, tanto da quasi pizzicare la pelle, allora la si chiama pizzichiddìa.
Sintirsi cacocciula
La cacocciula è il carciofo e si usa per indicare qualcuno che si “atteggia”, perché il carciofo, in virtù della sua forma, tende a distinguersi dalle altre verdure. Si usa anche per indicare qualcuno che ha una grande quantità di capelli, o per dire che si ha lo stomaco pesante.
Ovviamente queste espressioni cambiano da zona in zona, la “o” diventa “u”, la “iè” diventa “jè” e tanto altro. Questo è frutto di dominazioni diverse e di culture diverse che si sono intrecciate in quella specifica realtà.
Ci vediamo alla prossima lezione di Dialetto Siciliano.
One comment on “Modi di Dire Siciliani, parte 1”
[…] il grande successo della prima parte (clicca qui) di questa nuova sotto-rubrica che analizza e mantiene vivo il nostro dialetto siciliano, vi […]