Letteratura Siciliana

Modi di Dire Siciliani, parte 2

Dopo il  grande successo della prima parte (clicca qui) di questa nuova sotto-rubrica che analizza e mantiene vivo il nostro dialetto siciliano, vi proponiamo la seconda parte, con altri modi di dire siciliani. La storia linguistica della Sicilia è determinata dal sostrato etnico, cioè culturale e religioso, dei popoli che, di volta in volta si sono succedutisi nel  tempo.

Modi di dire siciliani
Foto Instagram di Marilena V (vindigni68)

Nel variegato universo delle discipline linguistiche, c’è l’indoeuropeo, che è una lingua ricostruita per antonomasia, poichè priva di qualsiasi forma di documentazione diretta. Poi seguiva una posizione intermedia, con una piccola testimonianza documentazione che garantisce un minimo di “ricostruzione”, ad esempio le lingue italiche come il siculo, l’osco e tante altre.

Sul dialetto siciliano  ci sono  sempre state grandi curiosità per la sua grande varietà. Per meglio comprenderlo utilizziamo un’altra branca della linguistica, la geografia linguistica che ci insegna che è più plausibile che un repertorio lessicale più arcaico si conservi in regioni più isolate, insulari. Ma fu questo il segreto del dialetto siciliano? Il siciliano è un dialetto neolatino. In Sicilia il latino non si sa quando sia giunto e come si sia intrecciato con le altre lingue che si parlavano nell’isola. Tra queste il greco antico sino al XII sec. fino al’827 che sancisce l’inizio del diffondersi dei musulmani nell’isola e, di conseguenza, anche della lingua araba, lasciandone una traccia indelebile.

Tra le lingue più affascinanti e sonore della storia c’è  sicuramente il dialetto siciliano, con le sue centinaia di varianti, ognuna con la sua storia particolare. La lingua siciliana è un perfetto di mix di culture. Tanto per iniziare, fu la prima lingua letteraria italiana, grazie ai poeti della Scuola siciliana e per finire con mille modi di dire che sono ingredienti fondamentali della nostra cultura. Conosciamo alcuni dei modi di dire del nostro dialetto siciliano.

Camurrìa

Significa in parole povere “scocciatura”, “fastidio”, e su questo ci sono pochi dubbi, ma sull’etimologia ci sono voci discordanti. Secondo alcuni potrebbe derivare dal nome di una malattia venerea, secondo altri verrebbe da “camula”, cioè tarlo.

Gira vòta e furrìa

Sono tre sinonimi che significano “girare in continuazione, senza meta” e questa espressione viene utilizzata quando ci si trova in una situazione nella quale, dopo tanti imprevisti, ci si ritrova nuovamente al punto di partenza.

Modi di dire siciliani
Foto Instagram di Marilena V (vindigni68)

Sabbinirica

Si tratta di un saluto solenne e rispettoso, utilizzato sia quando si incontra qualcuno, sia quando ci si separa. È per lo più utilizzato nei confronti delle persone più anziane e vuol dire grossomodo “che Dio ti benedica”. A seconda della zona della Sicilia, esistono delle varianti ma il significato resta il medesimo.

Muoviti ddruocu

Rientra nella categorie: “espressioni siciliane inspiegabili”. “Muoviti drruocu” è un paradosso tipo “annacarsi”, dato che significa “muoviti fermo”. E quindi, che cosa dobbiamo fare, se veniamo intimati di “muoverci ddruocu”? Restare fermi. Logico, no?

Va Ieccati!

Letteralmente vuol dire “vai a buttarti!”, ovviamente, “a mare”. Ciòé levati di torno, non ti voglio più vedere.

Chista è a zita

“Chista jè a zita, cu ?a voli sa marita” e cioè “questa è la fidanzata, chi la vuole, se la sposa” è l’espressione utilizzata di più in passato ma che in pratica sta ad indicare rassegnazione. Questo è quello che c’è sul tavolo e non ci si può far nulla. Proprio come descritto da: I Malavoglia.

A ccu apparteni

Questa espressione, difficilissima da tradurre in italiano, potrebbe significare: chi sei, di quale famiglia fai parte, quali sono le tue origini, da dove vieni, etc. etc. Credo proprio che esprima il  senso vero della parola: appartenenza, di chi dispone della vita altrui, chi la gestisce.

 

Ovviamente queste espressioni cambiano da zona in zona, la “o” diventa “u”, la “iè” diventa “jè” e tanto altro. Questo è frutto di dominazioni diverse e di culture diverse che si sono intrecciate in quella specifica realtà locale. Raccontateci le vostre varianti.

Ci vediamo nella prossima lezione di Dialetto Siciliano, con nuovi modi di dire tutti da scoprire.

Andrea Barbaro Galizia

2 comments on “Modi di Dire Siciliani, parte 2

Francesco

Sabbenerica non é una benedizione ma la richiesta di benedizione. I giovani si rivolgevano alla persona anziana dicendo Vossia mi benedica e l’anziano rispondeva: Benerica: che Dio ti benedica!

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Grazie per questa ulteriore precisazione, Francesco.

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