La notte in cui i morti portano regali in Sicilia
Novembre 2, 2025
Tra dolci, pupi di zucchero e grattugie nascoste: la Sicilia che non smette di credere alla magia dei defunti
Una notte lunga come una fiaba
In Sicilia, novembre non arriva in punta di piedi. Arriva con l’odore dei biscotti appena sfornati, il rumore delle cartacce dei giocattoli e il brivido dolce di una notte che unisce vivi e morti. È la notte dei morti in Sicilia, ma qui non fa paura. Anzi, fa festa.
Una volta, ai bambini si diceva che i defunti di famiglia scendevano dal cielo — o salivano da chissà dove — per portare loro regali e dolci. Ma solo ai buoni, ovviamente. I monelli, invece, rischiavano un pedicure ultraterreno: si diceva che i morti andassero a grattare i piedi con la grattugia di cucina. (Ecco perché, la notte del primo novembre, molte mamme la nascondevano sotto il lavello!)
Prima di addormentarsi, i piccoli recitavano una preghiera che in sé è già un gioiello poetico del dialetto siciliano:
“Armi santi, armi santi,
io sugnu unu e vuatri siti tanti:
mentri sugnu ’ntra stu munnu di guai,
cosi di morti mittitiminni assai.”Che in italiano suona così:
“Anime sante, anime sante, io sono uno e voi siete tanti: mentre vivo in questo mondo di guai, cose dei morti donatemene tante.”
Una richiesta semplice, tenera e un po’ furba. Un “vabbè, già che passate, lasciatemi qualcosa”. E puntuale come un nonno che arriva con le mani piene, le anime dei defunti si diceva che entrassero nelle case a mezzanotte. Silenziose, ma generose.
Il cannistru: il tesoro sotto il letto

Il simbolo della festa è lui: “u cannistru”, il cesto dei morti.
Un tempo era di vimini, decorato con fili dorati e argentati, pieno di dolci e piccoli giocattoli. Veniva nascosto in casa — mai lasciato in bella vista, eh — perché i bambini dovessero cercarlo. Più grande era la famiglia (o il portafoglio del papà), più grande era il cannistru.
Dentro si trovavano :
• Ossa di morto, dure come promesse eterne;
• Totò e Tutù, biscotti glassati bianchi o al cioccolato;
• Frutta martorana, così perfetta che sembrava peccato morderla;
• Pupi di zucchero, cavalieri e dame con facce lucide e un po’ inquietanti;
• Nzuddi, taralli, reginelle, rami di miele… e tutta quella dolcezza che sapeva di festa e forno di casa.
Dolci tipici della Festa dei Morti
- Ossa di morto: Biscotti duri e bianchi con fondo caramellato, dedicati ai defunti;
- Frutta martorana: Mandorla e zucchero modellati a frutta colorata;
- Pupi di zucchero (Pupaccena): Figure umane di zucchero colorato, tipiche di Palermo e Catania;
- Nzuddi: Biscotti morbidi con mandorle, tipici di Messina;
- Totò e Tutù ( Bersaglieri): Dolcetti ricoperti di glassa bianca o nera, simbolo dell’unione tra bene e male.
Dal mito al rito
Questa tradizione non nasce ieri. Le sue radici affondano nei culti pagani: il banchetto funebre, il “consulu” — quel pranzo che i vicini offrivano ai parenti del defunto per consolarli dopo la sepoltura.
Col tempo, la religione cristiana ha inglobato questi riti, e così la Festa dei Morti è diventata un ponte tra cielo e terra. In pratica: si piangeva un po’, ma si mangiava tanto. Altro che Halloween: qui non ci si traveste da zombie, ci si veste di memoria.
Dal cimitero alla cucina
Passata la notte dei morti in Sicilia, la mattina del 2 novembre, dopo la caccia al cannistru, le famiglie si recavano al cimitero. Ma anche quella, in fondo, era una festa: fiori, candele, chiacchiere, risate soffocate. In certe zone dell’isola, si mangiava accanto alle tombe, condividendo cibo e vino con i defunti. Forse l’idea era che la morte non dovesse separare del tutto: si restava insieme, anche solo per un pranzo.
Curiosità e leggende
• In alcune case, si nascondeva la grattugia, perché si diceva che i morti l’avrebbero usata sui piedi dei bambini disobbedienti.
• Secondo altre versioni, le anime buone si fermavano solo dove trovavano la casa pulita e la tavola preparata.
• A Palermo, si dice che i “pupi di zucchero” rappresentino i santi protettori che accompagnano i defunti.
La Sicilia che non dimentica
Oggi i cannistri si comprano già pronti nei supermercati. Dentro, al posto delle ossa di morto, trovi merendine con scadenza 2026 e pupazzetti di plastica.. Ma chi è cresciuto in Sicilia lo sa: la vera magia non è nello zucchero, ma nel racconto.
Ogni biscotto ha il sapore di una voce che torna, di un nome sussurrato.
Le nonne, da sempre, sono le custodi di questa festa: loro ricordano chi c’era, chi è partito, chi “viene ancora la notte del due novembre a salutare i picciriddi”.
In molte città — da Palermo a Catania, da Messina a Trapani — le scuole organizzano laboratori per far conoscere ai bambini questa tradizione. Si fanno gare di dolci, mostre di pupi di zucchero, letture teatrali e passeggiate “tra i vivi e i morti”.
A Palermo, per esempio, si tiene ogni anno la Fiera dei Morti: centinaia di bancarelle tra giocattoli, dolci e lumini, un misto di sacro e profano che solo la Sicilia sa rendere naturale.
Forse oggi, con i cellulari accesi e la vita di corsa, sembriamo avere meno tempo per le anime. Eppure, ogni anno, la notte dei morti in Sicilia tra l’1 e il 2 novembre, qualcosa succede ancora. Magari non si sente, ma c’è: un profumo di biscotti che non ricordavi, una carezza che sembra venire da lontano, una voce che dice “cu t’ha dittu di dormiri?”. La Sicilia, anche davanti alla morte, ride, cucina, prega e racconta. Perché finché c’è una storia, nessuno è davvero morto.
📚 Fonti consultate
• EnjoySicilia.it, “La festa dei morti in Sicilia”, ottobre 2025 – attendibile.
• Noi Italiani, “U Cannistru Siciliano per la festa dei morti”, ottobre 2023 – attendibile.
• Sicilia Preziosa, “Il cesto dei morti in Sicilia”, ottobre 2024 – attendibile.
• Tuorlorosso.it, “Come preparare il cannistru palermitano”, 2024 – fonte culturale.
• SicilyTourist.com, “Origini e tradizione della festa dei morti in Sicilia”, ottobre 2025 – fonte storico-folklorica.
• [Inferenza] Elementi orali raccolti da testimonianze popolari e blog locali.


