Curiosità Siciliane

Accursia Pumilia e il valore del voto, ieri e oggi

Referendum 2025: ha votato solo il 30%. Ma in Sicilia, una donna ci ha provato prima di tutti nel 1906. Quando non si raggiunge il quorum, nessuno vince. Ma c’è stato un tempo in cui votare era un sogno. Un sogno proibito. Soprattutto se eri donna. E soprattutto in Sicilia. Questa è la storia di Accursia Pumilia.

Domenica 8 Giugno e Lunedì 9 Giugno 2025 si è celebrato un referendum nazionale in Italia. Ma la vera notizia è un’altra: solo il 30% degli aventi diritto è andato a votare. Niente quorum. Niente effetto. Solo un dato desolante: 7 italiani su 10 hanno scelto il silenzio. Mentre oggi rinunciamo al nostro voto con leggerezza, c’è stato chi, un secolo fa, ha rischiato tutto per averlo.

Il suo nome era Accursia Pumilia. Era il 1906. Ad Agrigento, una maestra trentenne, figlia di un avvocato socialista, entrava nella Prefettura con un’idea rivoluzionaria:

“Iscrivetemi nelle liste elettorali. Voglio votare.”

Non era un’attivista famosa, né una politica. Era solo una donna che aveva capito che la democrazia non si eredita: si conquista. La legge non lo permetteva. Venne derisa, minacciata, ignorata. Ma il suo gesto restò. Un seme piantato in una terra difficile, che solo 40 anni dopo avrebbe visto fiorire il suffragio universale.

Oggi il voto è un diritto. Ma lo stiamo dimenticando.

Nel 1946, milioni di donne italiane (e siciliane) andarono a votare per la prima volta. Lo fecero con dignità, in silenzio, con scarpe sfondate e mani tremanti. Lo fecero anche per Accursia. E oggi, nel 2025? Solo il 30% di noi lo fa.

Non è disinteresse. È disillusione. Ma è anche un rischio. Quando così poca gente vota, non è più democrazia partecipata, ma rappresentazione vuota. E chi si astiene, lascia decidere agli altri. Anche quando non è d’accordo.

Il messaggio di Accursia oggi non è retorica, è realtà: chi non vota, rinuncia a esistere nella vita pubblica. Accursia Pumilia, più di un secolo fa, l’aveva capito. E forse oggi ci direbbe solo una cosa:

“Io ci ho provato quando era vietato. Tu puoi farlo, ed è legale. Che scusa hai?”

Condividi questa storia se anche tu credi che votare sia ancora un atto rivoluzionario.

Andrea Barbaro Galizia

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