Petralia Soprana
Dicembre 2, 2022
Dalla provincia trapanese, dallo stampo punico e arabeggiante, ci dirigiamo oggi verso il comune più alto delle Madonie: Petralia Soprana (1147 mt). Ci troviamo all’interno della città metropolitana di Palermo, all’interno dello straordinario e suggestivo Parco delle Madonie. Qui ci attendono spettacolari percorsi acrobatici ed avventurosi itinerari nella natura.
Il borgo è quindi immerso in un’atmosfera bucolica ben riassunta anche dallo stemma che contiene un castello e una pianta di cardo. Il primissimo centro, noto come Petra, fu fondato dall’antica popolazione dei Sicani nel XVII sec. a.C. . Solo con i Romani, nel III sec. a.C., che la cittadina si arricchì di fama. All’impero romano l’antico borgo forniva infatti ingenti quantità di grano. Il grande oratore romano Cicerone lo elogiava per il buon vino ma anche per la salda lealtà e la grande cortesia dei suoi abitanti.
Di questo favoloso periodo romano, rimangono oggi tracce materiali nei resti di un acquedotto. Nel IX secolo d.C. gli Arabi conquistarono poi la cittadina, la rinominano Batraliah, e ne fecero uno dei principali centri militari della catena delle Madonie. Alla dominazione araba seguì quella normanna. Nel 1061, il conte normanno Ruggero d’Altavilla conquistò il borgo e lo ridenominò Petra Heliae. Celebrò il suo successo militare con l’edificazione della chiesa di San Teodoro. In un periodo di convivenza e di stratificazione religiosa, etnica e culturale fra cristiani, ortodossi e musulmani, il re Ruggero riutilizzò la moschea araba per farne la chiesa di San Salvatore.
La chiesa, dalla pianta ellittica, funse da cappella palatina del castello normanno edificato nel 1066 per poter avere uno strategico punto di controllo sulla valle dell’Imera. In tale chiesa sono conservati dipinti e sculture, tra i quali un San Giuseppe dello scultore gangitano Filippo Quattrocchi. Nel tredicesimo secolo il borgo fu poi diviso in due Petralie: una Soprana e l’altra Sottana. Il nuovo nome di Signoria delle Petralie, assegnato alla famiglia dei Ventimiglia di Geraci. Il vero spirito religioso di Petralia Soprana arde nella bellissima piazza Duomo con la chiesa madre tardo-medievale dedicata ai Santi Pietro e Paolo, con un campanile quattrocentesco ed uno settecentesco. I Santi Apostoli Pietro e Paolo sono infatti i Patroni del borgo e vengono festeggiati dal 25 al 29 giugno.
Nel Settecento infatti si decorò la chiesa seguendo lo stile barocco e si realizzò un lungo porticato con colonne dai noti fratelli scultori e artisti palermitani Serpotta. Al suo interno inoltre si conserva il primo crocifisso attribuito al frate cappuccino Umile Pintorno di Petralia. Al frate, vissuto nel Seicento, è anche dedicata una piazza.
Egli era un autore prolifico che scolpì 33 crocifissi in legno sia nell’Italia meridionale che all’estero. Si ha anche notizia di un altro castello, o più precisamente, di una città fortificata secondo il modello del kastron bizantino, sul quale i carmelitani scalzi hanno eretto la chiesa di Santa Maria di Loreto. Tale chiesa è stata rifatta nel Settecento ed oggi si presenta a croce greca con una facciata serpottiana. Non possiamo poi rimanere impassibili davanti alla pala d’altare attribuita allo scultore messinese Giandomenico Gagini, in cui sono raffigurati quattro episodi della vita di Gesù. Ma anche davanti alle sculture lignee secentesche dei Santi Cosma e Damiano ed alle due statue di santi attribuite a Filippo Quattrocchi da Gangi.
In questo periodo, il borgo si sviluppa tanto da figurare in un documento del geografo arabo Al-Idrisi. Quest’ultimo tramanda che Petralia fosse non solo sede di mercato ma anche “nobile castello e superbo fortilizio”. Impossibile poi evitare di citare la settecentesca villa Sgadari, una delle più belle ville barocche delle Madonie. Dei marchesi Sgadari rimane anche il palazzo Pottino dai notevoli affreschi ottocenteschi e nel quale si può ammirare una mostra variegata di abiti e accessori d’epoca della collezione Piraino.
Oggi inoltre si continua a raccogliere il sale presso la miniera sita in frazione Raffo, dove abbiamo uno dei giacimenti più ricchi d’Europa. Con il sale si realizzano anche statue e si tiene una Biennale Internazionale di Scultura del Salgemma. Come non ricordare anche la sorprendente raccolta di circa 30 mila volumi, impreziosita da opere scritte tra il XIV ed il XIX secolo, esposta presso la Biblioteca Comunale ricavata da locali appartenenti all’ex ospedale.
Tra le specialità gastronomiche petralesi ricordiamo la famosissima manna delle Madonie estratta dai frassini, le lenticchie aromatizzate con i finocchietti selvatici e la virdura maritata ossia un piatto che raccoglie tutte le verdure di stagione presenti sulle Madonie. Inutile dire che il borgo offre anche formaggi come la provola delle Madonie (o caciocavallo) ricotte, carni genuine e gustose. A questo si aggiunge una tradizione dolciaria che vanta specialità divine tra le quali u risu duci (riso cotto nel latte), la natalizia cucchia con ripieno di frutta secca, i biscotti alla cannella e lo sfuogghiu ossia una succulenta sfoglia di pasta frolla farcita di tuma (formaggio d’alpeggio), zuccata, albumi d’uovo, cioccolato, zucchero e cannella, cotta al forno e servita fredda.
Impossibile non passare da questo meraviglioso borgo, uno dei più belli d’Italia.