Borghi Siciliani

Calascibetta

Una breve vallata separa il capoluogo di Enna dal paese di Calascibetta, arroccato anch’esso su un monte roccioso. Il suo nome deriva dall’arabo “Calat-Xibet”. Il prefisso qal’at, significa “castello”, seguito da xibet, “monte”, quindi “castello sulla vetta”.

Calascibetta
Foto Instagram di Ignazio Catalano (ignazioaph)

La posizione geografica è un punto di forza della citta. Infatti essa è equidistante dai tre mari che bagnano l’isola. Calascibetta offre una storia particolare. Il nucleo storico presenta un tocco medievale e vanta origini normanne legate a Ruggero d’Hauteville (Altavilla), il quale contribuì allo sviluppo urbano.

Tutto il territorio che lo circonda è una vera immersione nella natura e nell’archeologia. Il turista si trova in un viaggio che va dalla Necropoli di Realmese, un’intera parete di bianca roccia calcarea costellata da 288 tombe a grotticella risalenti ad un ampio periodo compreso tra il IX secolo a.C. e il VI sec. a.C. A pochi kilometri di distanza si trova il villaggio rupestre di Vallone Canalotto, con tombe rupestri, dimore in grotta e strutture semi-ipogeiche destinate alla viticoltura e ad altre lavorazioni artigianali.

Il turista può viaggiare nel tempo attraverso le vie tortuose e strette della Kalt el Scibet arabo-normanna e delle antiche dimore in grotta in Via delle Carceri. Sulla cima della montagna troviamo la Chiesa Madre, elevata a Regia Cappella Palatina da Pietro II d’Aragona. Questa sorge sulle rovine dell’antico castello Marco, fortezza eretta da Ruggero I durante l’assedio di Enna. Da qui è possibile ammirare splendidi panorami.

Calascibetta è sempre stata una città particolare. Vi era una legge, unica nel suo genere, che fece sì che si avvalesse di privilegi e franchigie riservate a poche altre città della Sicilia, il cosiddetto diritto della “Legazia Apostolica” o “Monarchia Sicula”. Questo diritto regio era riservato solo alle città demaniali. “La gemma più preziosa dei re di Sicilia”, grazie al quale i sovrani dell’isola dall’XI sec. al 1929 diedero vita al loro sistema di Governo Ecclesiastico, la cosiddetta “Monarchia Sicula”. da ciò Calascibetta trasse notevoli vantaggi, compreso il 24° posto nel Parlamento Siciliano.

Foto Instagram di Maria Vittoria (maria_vittoria_di)

Calascibetta era conosciuta  anche come una delle 57 comunità ebraiche di Sicilia. Gli ebrei vi si insediarono già dal XIV secolo, in una giudecca esterna alla città. Si dedicarono al commercio, all’usura ed all’artigianato. Durante la dominazione spagnola, la città demaniale diventò anche “Capocomarca” di un comprensorio di sette comuni.

La peculiarità storica e culturale di Calascibetta le conferisce una tipicità particolare, poiché luoghi, fatti storici, privilegi e prerogative di questo centro sono ineguagliabili. Il suo notevole patrimonio archeologico, artistico e storico è poco conosciuto e i suoi relativi reperti sono distribuiti nei diversi musei siciliani. Sin dall’epoca del rame, l’uomo era presente in questi luoghi. Ne sono una testimonianza i reperti ospitati nei musei delle Soprintendenze ai BB.CC.AA. di Enna e di Siracusa.

Ci sono  testimonianze risalenti all’epoca troglodita e di quella bizantina. Nell’851 nasce il quartiere arabo sulla sommità del monte Xibet. A partire dall’XI secolo, vi si insediarono i normanni con il Conte Ruggero d’Altavilla, figlio di Tancredi, che scelse Calascibetta per il trentennale assedio della roccaforte di Enna.

Ai normanni seguirono gli aragonesi con re Pietro II d’Aragona, il quale edificò, nel 1340, la Regia Cappella Palatina, la seconda della Sicilia, dotandola d’ulteriori feudi. Calascibetta ebbe fino al 1818 il comando e l’autorità su sette paesi: Valguarnera, Villarosa, Villapriolo, S. Caterina Villarmosa, Caltanissetta e San Cataldo. Durante la dominazione spagnola fiorirono nuove chiese e monasteri di grande prestigio architettonico.  C’è un sistema viario davvero molto particolare. C’erano dodici regie trazzere (strade diritte) larghe 36 m. che avevano origine dalla città o dalle sue propaggini e si distribuivano a raggiera, collegandola con i tre mari che bagnano la Sicilia.

Foto Instagram di Antonio Treccarichi (antonio_treccarichi_ph)

Tanti sono i monumenti presenti nel borgo come Museo della 500; la Chiesa di Santa Maria Maggiore; il Santuario Madonna del Buon Riposo; Il Convento dei Cappuccini, costruito nel 1589 e custode della tela più importante del pittore fiorentino Filippo Paladini. La chiesa di S. Fancesco d’Assisi, annessa al convento. La Parrocchia Ortodossa San Giovanni Battista, già chiesa cattolica di San Domenico e poi ceduta al culto ortodosso nel 2010 dal vescovo di Caltanissetta alla comunità Ortodossa di Calascibetta e tanto altro.

Alla bellezza architettonica si aggiunge il gusto e il folklore. Il primo sabato di settembre si svolge la Sagra della Salsiccia, durante la Festa della Madonna di Buonriposo. Il Palio dei Berberi, un’avvincente corsa di cavalli, che ha origine nel IX secolo, quando i coloni arabi vivevano nelle vicinanze della fortezza di Calat-Xibet e facevano festa con le giostre dei cavalieri e le cavalcate nei boschi.

Sgrinfiati di Calascibetta

Molto apprezzati sono glisgrinfiati dolci di mandorla duri, tipici della tradizione natalizia. Bisogna tostare le mandorle e poi cuocerle con acqua, zucchero, scorza d’arancia, sfumando il tutto con un liquore secco. Infine si aggiunge la farina già setacciata. Poi c’è il Piacentinu Ennese DOP, Formaggio stagionato a pasta compatta pressata. Il latte proviene da un massimo di due munte, posto dentro contenitori in legno e viene arricchito di zafferano e coagulato con caglio di agnello.

Durante il periodo natalizio c’è il Presepe vivente, allestito in uno scenario naturale di grotte. Sembra di vivere nella Betlemme di duemila anni fa, con i figuranti in costume che interpretano gli antichi mestieri.

Cosa aspetti? Non ti resta che visitare questo meraviglioso Borgo. In qualsiasi periodo dell’anno saprà offrirti il giusto ristoro.

Andrea Barbaro Galizia

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