Erice
Dicembre 1, 2022
Oggi si parte dalla magnifica Etna per giungere fino all’opposta punta della Sicilia, nella calda Trapani. Giungiamo in uno dei borghi più belli della Sicilia in cui leggende e misteri si confondono e si compenetrano. Ci troviamo ad Erice, borgo dai nobili natali, noti come quelli dei Romani.
Secondo lo storico ateniese Tucidide, i Troiani, sconfitti dagli Achei, cercarono un luogo sicuro nel Mediterraneo. Si sarebbero ritirati proprio qui, sull’altura del monte San Giuliano (700 mt sul mare). Dall’incontro degli esuli troiani e la popolazione autoctona nacque il popolo degli Elimi. Del borgo si narra nell’Eneide, capolavoro del poeta latino Virgilio. Qui si conferma la tesi tucididea dei giochi funebri organizzati da Enea commemorando il padre, morto proprio in Sicilia e seppellito sul litorale di Pizzolungo.
All’età classica risale l’origine dell’antico nome del borgo. Qui infatti viveva Erix, un gigante sfidato e battuto dal valorosissimo eroe greco Eracle. Il nome Erix fu rifunzionalizzato dai Romani. Qui collocarono il culto di una delle prime divinità romane mutuate dalla divinità greca Afrodite: la Venere Erycina. Il tempio della Dea dell’amore, sito su una posizione strategica del monte, era molto conosciuto all’epoca. Con la sua luce rischiarava il Canale di Sicilia. Una tappa obbligata per tutti i navigatori del Mediterraneo.
I Cartaginesi si accorsero dell’importanza strategica del borgo. Il re punico Amilcare Barca fortificò la cittadina per poter meglio difendere Lilibeo (Marsala). Più tardi, sotto gli Arabi, il Borgo si chiamò Gebel-Hamed fino all’arrivo dei Normanni che denominarono il borgo Monte San Giuliano. Nuovamente tolto nel 1936 con la ripresa dell’antico nome del gigante. Durante l’epoca normanna il borgo crebbe notevolmente. Esso si estese con un falso documento che legittimava l’occupazione del territorio fino a Trapani, San Vito Lo Capo e Castellammare del Golfo.
I Normanni inoltre edificarono un castello sulle rovine del tempio dedicato alla Venere erycina di cui parla anche il geografo arabo Ibn-Jubayr. Accanto ad esso si trova il Balio. Si tratta di un bellissimo giardino all’inglese da dove si gode dello splendido panorama della città di Trapani dalla sua tipica forma di falce. Di epoca normanna rimane la chiesa di San Giuliano ristrutturata nel Seicento. La città conobbe un più sorprendente sviluppo con la Guerra del Vespro. Federico d’Aragona si servì del borgo per intraprendere le gesta militari. Sotto Federico d’Aragona fece costruire la Chiesa Madrea del Borgo, non lontano dalle mura ciclopiche di epoca elima-fenicia.
In questo periodo visse e predicò un carmelitano della famiglia degli Abbati. Egli svolse un grande impegno profuso nella conversione degli ebrei in tutta la Sicilia, compiendo numerosi miracoli, Per ciò, egli divenne Santo Patrono sia di Erice che di Trapani, oltre che compatrono di Messina. Nella chiesa del Carmine è custodita una statua marmorea di Sant’Alberto degli Abbati realizzata nel 1670 da G. Travaglia. In epoca spagnola, nel XVI secolo, esplosero diverse ribellioni. Queste erano suscitate dalle tensioni nascenti tra governanti troppo autoritari e pretese di autonomia economica e politica avanzate dagli Ericini.
Nel 1575, in seguito alla cura della peste si edificò il santuario dedicato alla Madonna di Custonaci. Nel XVII secolo il borgo si fornì di un quartiere spagnolo adempiendo l’obbligo di offrire gratuitamente vitto e alloggio ai soldati spagnoli di guarnigione. Le famiglie più benestanti costruirono palazzi nobiliari nel corso del XIX secolo come il palazzo Pepoli. Inizialmente esso era collocato nell’antico convento carmelitano per poi essere adibito a museo civico. Ampliato successivamente fino a divenire uno dei più importanti musei della Sicilia. Dal 1957 ha luogo, in primavera, la “Gara in salita di velocità Monte Erice”. Una gara automobilistica che vede la partecipazione di tantissimi appassionati di automobili d’epoca e di macchine da corsa.
Dal 1963 il fisico Antonino Zichichi ha istituito la sede del Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, presso il quale è stato fondato il primo nucleo del laboratorio “ILSEAT” (International Laboratory for Science Engineering and Advanced Technology) in cui si studiano le emergenze planetarie come l’effetto serra e il buco nell’ozono. In seguito a tale prestigioso lavoro di ricerca, il borgo è insignito del titolo di “città della scienza”.
Tra gli altri edifici di rilevanza storico-artistica occorre ricordare la chiesa di San Cataldo. In essa sono conservate opere del grande scultore siciliano Antonello Gagini e della sua scuola. Presso il municipio di Erice è esposta una delle opere più rappresentative del rinascimento siciliano: l’Annunciazione di Gagini. Erice è famosa per l’artigianato e l’arte pasticcera di antica tradizione. Le sue testimonianze più emblematiche sono le delicate ceramiche decorate a mano. I mustazzoli, i genovesi, dolci di pastafrolla con crema pasticcera. I celebri dolcetti di Riposto. Fatti con pasta di mandorla, farciti di conserva di cedro e finemente cesellati secondo l’antica ricetta delle suore del convento di clausura di San Carlo.
One comment on “Erice”
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