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Geraci Siculo - Rubrica Sicilia - Borghi Siciliani - Borgo dei borghi

Borghi Siciliani

Geraci Siculo

Ci siamo mossi tra i Peloritani, i Nebrodi e le Madonie, contemplando l’Etna, le isole, i laghi, i fiumi del nostro naturale scrigno siciliano delle meraviglie, visitando rispettosamente tante chiese, cattedrali e musei, avventurandoci nei parchi e seguendo percorsi escursionistici immersi nella Natura. Abbiamo scoperto antichissime tradizioni religiose e folcloriche, gustando prelibati piatti che ci hanno incuriosito, emozionato ed entusiasmato.

Speriamo di essere arrivati qui esausti ma soddisfatti insieme a te e ci auguriamo che questa lettura possa nuovamente guidarti nelle tue gite e scampagnate tra i borghi siciliani più belli d’Italia.

Geraci Siculo
Foto instagram di Luigi Malfitano (luigimalfitano)

Il borgo di Geraci Siculo si trova nella parte orientale della provincia palermitana, a circa 1000 metri d’altezza, all’interno del Parco Regionale delle Madonie. Qui si possono percorrere i sentieri montani che ti permetteranno di immergerti nel meraviglioso mondo naturale madonita.

Si tratta di un territorio molto interessante dal punto di vista morfologico. Troviamo infatti doline dette localmente “quarare”, profondi canaloni scavati dai fiumi nelle montagne e canyon tra i quali il più famoso è quello di Gonato.

Fantastiche anche le faggete madonite, come quella in zona Cixè, nei pressi di Geraci, a nord del quale si estende un importante bosco di sugheri unico in Sicilia. Il nome “Geraci” si deve alla colonizzazione greca, risalente al 550 a.C. circa per via dei primi dominatori della rocca incontrati dai coloni greci: gli avvoltoi (Jerax).

Ci piace pensare che i discendenti di questi primitivi avvoltoi siano gli avvoltoi capovaccai, una rara razza tutelata qui come quella dei falchi. Questi altri principi celesti allevati e addestrati secondo l’antica tradizione falconiera geracese che potrete osservare in estate presso il Castello di Geraci.

Ma torniamo alla storia del borgo, in seguito alla prima guerra punica, il borgo passò prima ai Romani che nel 241 a.C. strapparono la Sicilia al giogo cartaginese e poi ai Bizantini in seguito alla caduta dell’impero romano. Sotto i Bizantini fu eretto il Castello al quale abbiamo prima accennato, che verrà poi ripreso e fortificato nei secoli successivi fino all’età moderna quando i Ventimiglia lo rifunzionalizzeranno in fortezza militare.

Nel IX secolo Geraci passò quindi agli Arabi e nel 1072 ai Normanni, quando Geraci divenne capitale dell’omonima contea. Nella metà del tredicesimo secolo il borgo passò poi a Enrico Ventimiglia. Egli era noto per aver guidato la fazione sveva-aragonese nella guerra del Vespro consumatasi tra il 1282 ed il 1302 contro il partito angioino. La contea geracese visse una parentesi tra il 1338 ed il 1354 in cui, confiscata ai Ventimiglia, fu assegnata ai rivali Chiaramonte per una presunta disobbedienza di Francesco I al sovrano aragonese.

Giovanni I Ventimiglia, futuro Vicerè di Napoli e del Regno di Sicilia, si impossessò nuovamente del borgo nel 1419 quando esso fu eletto marchesato e la capitale spostata a Castelbuono. I Ventimiglia ebbero anche una cappella palatina familiare: la chiesa di Sant’Anna. All’interno della quale si dice che fosse custodito sin dal 1242 il teschio di Sant’Anna, poi trasferito a Castelbuono. Dal Cinquecento il borgo perdendo la centralità con la nuova giurisdizione del marchesato e con il graduale disinteresse dei Ventimiglia cominciò una lenta decadenza.

Geraci Siculo, seppure nella sua nuova condizione di marginalità politica rimarrà importante per i Ventimiglia che non cessarono di abbellirla e curarla. Il cinquecentesco merlato bevaio della Santissima Trinità, ad esempio, si deve al marchese Simone Ventimiglia.

La chiesa Madre di Santa Maria Maggiore, sebbene sia stata consacrata alla fine del Quattrocento, fu eretta nella metà del XIV secolo e contiene bellissime opere. Tra queste vi sono il fonte battesimale in marmo alabastrino, la Madonna della Neve, la Madonna della Mercede e la Madonna con il Bambino di scuola gaginiana di fine quindicesimo secolo. Il Coro ligneo e l’Annunciazione di pittore ignoto sono invece seicenteschi.

Non potrete assolutamente perdervi il tesoro della cripta con paramenti sacri di pregevole fattura e suppellettili liturgiche d’oro e d’argento. Tra esse spicca un raffinato ostensorio trecentesco prodotto dall’oreficeria toscana. Un’altra chiesa importantissima è la chiesa seicentesca di Santo Stefano dal caratteristico campanile a conci policromi. La chiesa è a croce greca irregolare e conserva una pregevole scultura lignea raffigurante Santo Stefano di autore ignoto. Vi è una tela attribuita all’artista gangitano Giuseppe Salerno (1609) noto anche come lo Zoppo di Gangi (proprio come l’artista madonita Gaspare Vazzano il quale era veramente zoppo).

Un altro edificio religioso importantissimo per il borgo è la chiesa di San Bartolomeo di tardo Settecento (si tratta del Santo Patrono di Geraci Siculo festeggiato il 24 agosto) in cui sono presenti una statua lignea policroma di San Bartolomeo di un intagliatore sconosciuto. La chiesa custodisce anche un polittico marmoreo di fine quindicesimo secolo sull’altare maggiore attribuito ad Antonello Gagini. Troviamo poi una meravigliosa statua marmorea della Madonna con il Bambino di Domenico Gagini nella chiesa di Santa Maria La Porta costruita nel 1496.

Geraci Siculo
Foto instagram di Salvina Monti (salvina_monti)

Poco lontano dal borgo c’è l’antico cenobio brasiliano di Santa Maria della Cava dal portale ogivale. La chiesa risale al periodo normanno ed al suo interno si conservano i resti di affreschi bizantini. Degni di nota sono poi la cappellina dei Santi Cosma e Damiano ed il portale gotico sempre all’interno del monastero. Vi segnaliamo poi la “Giostra dei Ventimiglia” ormai celebre manifestazione storico-rievocativa che si svolge nella prima domenica di agosto. Nella Giostra i geracesi si esibiscono in giochi cavallereschi, sfilate in costumi del XIV secolo. Essi fanno volare i falchi addestrati in simulazione di caccia contornando poi il tutto con cucina e musica medievali.

Si organizza poi un altro percorso storico rievocativo sotto l’egida della Pro Loco di Geraci Siculo detto “U Conti Cumanna”. Questo ti permette di immedesimarti nella Geraci dei Ventimiglia riscoprendo gli antichi mestieri ed il modus vivendi dell’epoca. Altro appuntamento imperdibile è la Cavalcata dei Pastori (“A carvaccata”) che si svolge ogni sette anni la terza domenica di luglio. Parliamo di una manifestazione che affonda le sue radici nel lontano 1643 e che mette in scena l’antico mondo pastorale geracese. In tale occasione i geracesi si vestono da cavalieri con costumi tradizionali e montano cavalli bardati sui quali sfilano. Essi partono dall’abitazione del “cassiere” (il più anziano fra i pastori locali un tempo capo della comunità) fino alla chiesa Madre presso la quale arrivano carichi di fiori, ceri e piccoli animali di caciocavallo in segno di offerta votiva.

Non possiamo lasciarci senza nominare alcuni piatti succulenti locali come la “pittrina ca fasola”, castrato al sugo con la “fagiola” verde locale. I “sasizuneddra ca addauro”, salsicciotti di carne tritata avvolti in foglie d’alloro, la tuma con le acciughe e la tuma con lo zucchero, i “maccarruna di casa” ossia bucatini conditi con ragù di castrato. Dulcis in fundo poi i dolci: da quelli di miele e mandorle chiamati “serafineddi” ai “vuccunetta” bocconcini ed alla “cassatina antica”.

Cosa aspetti. Pronto a visitare Geraci Siculo?

Andrea Santoro

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