Borghi Siciliani

Monterosso Almo

Monterosso Almo, uno dei borghi più belli d’Italia che si trova sui Monti Iblei, nella parte settentrionale della provincia di Ragusa. Sappiamo che il sito era anticamente abitato dai Siculi. Questi abbandonarono il territorio per fuggire dall’invasione greca e trovare riparo in zone più interne della Sicilia.

L’ipogeo trovato nella Grotta di Calaforno è l’unica testimonianza del periodo proto-siculo. Questo lo utilizzarono come necropoli prima di essere adibito dai primi cristiani a luogo di rifugio durante le persecuzioni romane. Mentre sulla strada Vizzini-Monterosso troviamo un’altra grotta, nota come Grotta dei Santi. In essa trovarono alcuni affreschi bizantini. Ci è noto che il primo nucleo abitativo si sviluppò in epoca normanna col nome di Monte Jahalmo, quando passò a Goffredo, figlio del Conte Ruggero di Sicilia.

In seguito fu ereditato da Enrico Rosso, che fece edificare un castello presso la contrada Casale, di cui però oggi non rimane nulla. In seguito alle nozze di Enrico con la figlia di Federico Chiaramonte, il borgo normanno entrò a far parte della Contea di Modica sotto il nome di Monterosso. Con la caduta dei Chiaramonte, avvenuta intorno all’anno 1393, il borgo passò nelle mani del conte Bernardo Cabrera. Questo portò il paese alla rovina, poiché dovette vendere il paese per ripagare i debiti che aveva contratto cercando di conquistare la Corona di Sicilia.

Tuttavia nel 1508 la cittadina passò agli eredi del Cabrera, i quali vi costruirono due castelli. Nel 1649 ebbe inizio la costruzione del nuovo convento di S. Anna, dietro finanziamento di Donna Marcella dell’Albani, originaria di Biscari, e del marito Don Giovanni Francesco Distefano. L’11 gennaio del 1693 sfortunatamente anche lo splendido borgo di Monterosso fu colpito dal tremendo terremoto che distrusse gran parte della Sicilia orientale. Il terremoto mieté qui circa 200 vittime e ad esso sopravvissero pochi edifici come il Mulino Vecchio, mentre dell’antica Chiesa di Sant’Antonio Abate resistette solo una cappella.

Da quel momento il borgo fu ricostruito sempre più in cima al monte, assumendo gradualmente l’attuale topografia. Di particolare rilievo è la Basilica di San Giovanni Battista, splendido esempio del tardo-barocco del Val di Noto. Si edificò un tempio dedicato a San Giovanni già nel 1265, a testimonianza dell’antichità del culto del Battista a Monterosso.

Monterosso
Foto Instagram di Ignazio Catalano (ignazioph)

Immergiamoci adesso nel settore adatto ai più golosi della nostra Rubrica: l’antica tradizione panificatoria iblea monterossana si tramanda ancora e comprende biscotti bolliti, “i viscotta scaurati”, le ciambelle con le uova dette “i giammelli”, il buonissimo pane di pasta dura locale e “u scacciuni” ancora più appetitoso se “cunzatu” (condito) ancora caldo con olio, origano e pomodori secchi, chiamati localmente “cappuliatu”. Per la festa del Patrono San Giovanni Battista si prepara il gallo ripieno con carne, riso e varie spezie noto come “u iaddu chinu”.

La Patrona principale è Maria SS. Addolorata festeggiata la prima domenica dopo Pasqua. Ricordiamo inoltre i pani sfornati nelle occasioni festive: le cassate di ricotta a Pasqua, le “crispelle” per San Martino, i ravioli di ricotta e il dolce carnevalesco siciliano qui chiamato “pagnuccata” (nota in altri luoghi della Sicilia come “pignolata”). In paese si produce ancora oggi un legume succulento “u ciciruocculu”, la cicerchia, ormai molto rara, con la cui farina si preparano “i patacò” insieme a cavoli o broccoletti. Sono inoltre caratteristici i pasticcetti di carne tritata di agnello e capretto conditi con pepe, formaggio e uova noti come “pastieri”. Dal territorio monterossano annoveriamo infine i funghi locali, che costituiscono un’altra specialità del borgo, soprattutto i pleurotos chiamati volgarmente “fungi ri panicauru”.

Ti è venuta fame?

Andrea Santoro

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