Chiesa Madre di Gibellina
Aprile 2, 2025

Gibellina è la prima Capitale italiana dell’arte contemporanea per il 2026, premiata per il suo impegno nella rigenerazione culturale e sociale. La chiesa madre di Gibellina, insieme ad altre opere architettoniche fece parte di questo processo di ricostruzione post-terremoto.
Progettata dal celebre architetto Ludovico Quaroni, con l’aiuto di Lucia Anversa, i lavori iniziarono nel 1970 e si conclusero due anni dopo. Ancora oggi, questa particolare struttura, collocata nel punto più alto di una collina, sembra dominare sull’intera città. La realizzazione dell’opera si è svolta in due fasi. La prima comprende l’edificazione del corpo centrale, dell’aula con l’abside, la residenza parrocchiale e l’anfiteatro, iniziata nel 1985 e conclusa due anni dopo. In questa fase ci furono rilevanti cambiamenti. Tra questi la rotazione di 90° dell’edificio, la modifica dell’abside, con l’appesantimento della struttura e la variazione del rivestimento di mosaico azzurro-turchese.

Per il completamento interno dell’aula e le sistemazioni esterne e del sagrato si sono dovuti attendere parecchi anni. Simbolo dell’incompiuto, nel 1994 la copertura della chiesa subì un crollo e ne venne quindi compromessa la stabilità. Ne seguì un’intensa attività investigativa e burocratica per individuare le responsabilità. Dalle perizie effettuate, infatti, quantità e dimensioni dei ferri utilizzati in copertura risultarono inferiori alle previsioni dei calcoli strutturali. Nel 2002 il Genio Civile di Trapani si occupò del progetto di completamento. Dopo la verifica strutturale delle pareti dell’aula, si realizzò una nuova copertura con struttura a traliccio di metallo. Avvalendosi degli esecutivi originari, si terminarono gli spazi esterni e l’aula di preghiera con il nuovo altare disegnato da Enzo Fiammetta e Umberto Leone.
Nella chiesa sono stati ricollocati il crocifisso quattrocentesco e la campana di bronzo ritrovati tra le macerie del sisma che rase al suolo la vecchia Gibellina. La geometria della chiesa sembra inconsueta per gli anni di realizzazione, sia nello schema tipologico dell’edificio e nel suo rapporto con il luogo, che nel linguaggio architettonico. Le diverse funzioni sono organizzate e disposte all’interno di un parallelepipedo con base quadrata di circa 50 metri per lato, suddiviso ulteriormente in moduli e sottomoduli. Al centro del monumento, sia simbolicamente che geometricamente, si trova una grande sfera liscia di cemento, che rappresenta un punto di riferimento sacro.
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