Street art: Fiume di Vita a Palermo
Settembre 10, 2023
La street art nata come attività illegale e perseguita per decenni è ormai considerata una forma d’arte che genera riqualificazione urbana. Alla street art sono stati ufficialmente assegnati il compito e la responsabilità di effettuare trasformazioni urbane, sociali, culturali. Agli artisti viene affidato l’incarico di “salvare” quartieri e aree urbane degradate.
In quest’ottica si inserisce Fiume di Vita l’ultimo intervento dell’artista Igor Scalisi Palminteri realizzato a Palermo nel quartiere Danisinni.
Il rione Danisinni, poco conosciuto e per anni isolato, è tra i più poveri di Palermo. Oggi mantiene una forte identità popolare e da alcuni anni è sede di innumerevoli iniziative socioculturali. È infatti diventato un epicentro culturale della street art palermitana.
Danisinni si trova ai confini del centro storico, quasi nascosto, a pochi passi da Palazzo Reale. Esso ha una lunga e triste storia, contraddistinta da abbandono ed emarginazione.
Qui Danilo Dolci organizzò uno sciopero collettivo, praticando il digiunò. Ciò per difendere i diritti delle persone emarginate ed escluse dal potere e per denunciare il gravissimo stato di povertà degli abitanti della zona.
La storia di Danisinni è legata alla gestione secolare dei fiumi di Palermo e fino al XVI secolo, raccoglieva le acque del Papireto, uno dei fiumi che attraversavano la città. Una volta interrato il fiume, la zona diventò ben presto un pezzo di città fuori le mura, ricoprendosi di case costruite in maniera spontanea e disordinata. Per queste peculiari caratteristiche idrogeologiche l’area non è stata coinvolta dalla speculazione edilizia che ha caratterizzato lo “sviluppo” di altri quartieri palermitani.
A Danisinni vengono ambientate molte leggende popolari strettamente legate alla cultura araba.
Una di queste narra che l’Emiro arabo Abu Sa’id, governatore di Palermo nel 916, fece costruire la sua ricca dimora sopra la sorgente del fiume Papireto, che chiamò col nome di sua figlia, la principessa Aynsyndi. L’emiro nascose sotto terra un ricco tesoro che non è stato ancora trovato.
Alla cultura araba è sicuramente legato Fiume di Vita, sia perché sono stati ripresi alcuni motivi della decorazione a mosaico della Sala di Ruggero e della Cappella Palatina, sia perché l’intervento ricorda, per l’uso del colore, i quartieri di Chefchaouen la città blu del Marocco.
Insieme ad Igor Scalisi Palminteri hanno lavorato alla realizzazione di Fiume di Vita i pittori Nino Carlotta, Daniele Paternostro e Sergio La Barbera e gli operai della cooperativa Dare per il ripristino delle superfici su cui dipingere. L’intervento è stato prodotto dalla Fondazione Federico II.