Sagre & Eventi

Carnevale in Sicilia

Il Carnevale in Sicilia rappresenta un evento molto importante sia per adulti che per i più piccoli. La Sicilia come tutte le altre regioni, ha la sua maschera,  Beppe Nappa.

Il cui nome è dovuto all’unione di due differenti parole: “nappa”, che significa toppa dei calzoni, e “Beppe”, diminutivo dialettale del nome Giuseppe. Letteralmente Giuseppe toppa nei calzoni che significa un “uomo da nulla”.

Beppe Nappa è un golosone stupidone. Spesso ricopre il ruolo di servo sfaccendato, indolente e pigro, ma all’occorrenza capace di inaspettati scherzi, molto amati dal pubblico. Il costume è caratterizzato da un abito azzurro, costituito da casacca e calzoni e un cappellino di feltro, solitamente bianco. Il volto è senza maschera e senza trucco.

Foto di Daniele Gallo

Beppe nappa è la maschera simbolo del Carnevale della città di Sciacca ed è presente su un carro fuori concorso che apre la sfilata dei carri allegorici. Alla fine della festa il carro di Beppe Nappa viene bruciato nel centro della piazza cittadina. Intorno al rogo il popolo balla sulle note della canzone: e Peppi N’ppa.

Ma a parlare per primo del carnevale di Sciacca fu, nel 1889, Giuseppe Pitrè che ne fece cenno nella sua opera Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane. Ma le sue origini risalgono forse all’epoca romana, quando si festeggiavano i saturnali e il loro re veniva sacrificato. Nel 1616 fu il vicerè Ossuna che stabilì che l’ultimo giorno di festa tutti si dovevano vestire in maschera. Le prime manifestazioni del  Carnevale di  Sciacca erano feste popolari, in cui si consumavano salsicce, cannoli e molto vino e il popolo si riversava per le strade, travestito in vari modi. Successivamente furono aggiunti i primi carri addobbati alla meglio, che portavano i mascherati sulle sedie in giro per le viuzze della città per  poi giungere ai nostri giorni.

Ma quello non è l’unico Carnevale di Sicilia, come quello di Misterbianco  e quello di  Acireale.

La storia del Carnevale di Misterbianco affonda le sue radici intorno agli anni quaranta da una tradizione affine alla commedia dell’arte siciliana chiamata appunto “a Mascara”. Si trattava di compagnie amatoriali locali che si esibiva in farse. Gli spettacoli avevano inizio la domenica di Carnevale quando le maschere si esibivano nelle zone più antiche del paese che si  popolavano di spettatori dopo il pranzo, che era a base dei tradizionali maccheroni con sette buchi conditi con salsiccia.

“A Mascara” pur esprimendosi attraverso una satira dai toni piuttosto pungenti era solita non toccare alcuni argomenti considerati, per qui tempi, dei tabù come la politica e la religione. Dopo la guerra invece questi temi potevano essere trattati e negli anni Ottanta, dopo la nascita della sfilata di “maschere spontanee”, ha preso il via la creazione dei primi prototipi di carri allegorici. Grazie all’impegno dei soci del Circolo Universitario e Professionisti, le sfilate che ad oggi fanno del Carnevale di Misterbianco uno dei più famosi di Sicilia si sostituirono ai balli in maschera. Tale è il successo di questo imperdibile appuntamento da insignirlo del ruolo di ambasciatore della creatività e della passione siciliana nel mondo.

Oltre a questo, in città è possibile visitare tutto l’anno il museo dei “Costumi più belli di Sicilia” che ha sede presso lo
Stabilimento Monaco.

Avete, invece mai assistito alla sfilata di carri e maschere di Acireale? La sua storia è molto antica. Le prime notizie dei festeggiamenti del carnevale di Acireale risalgono al 1594, come si evince da un mandato di pagamento a favore dei
Cappuccini per le “festi di carnivalari”. Inizialmente era usanza fare una battaglia di arance e limoni, tanto sentita che il 3 marzo del 1612 la Corte Criminale fu costretta a bandirla. Il terremoto del XVII secolo, che rivoluzionó la Sicilia Orientale decretò anche un periodo di lutto e per diversi anni il tradizionale Carnevale non si tenne.

Fu solo nei primi del XVIII secolo che la manifestazione trovò nuova vita. Entrarono in scena alcune maschere nuove come ‘u baruni (il barone) ed i famosissimi Manti.  Dal 1880 iniziarono le sfilate dei carri allegorici, che inizialmente erano preceduti delle carrozze dei nobili addobbate. Successivamente si sostituirono con i carri in cartapesta, data la numerosa presenza di artigiani nella città. Dal 1930 si introdussero le macchine infiorate, ancora oggi presente.

Nel secondo dopoguerra si diffuse l’introduzione dei minicarri (detti Lilliput) all’interno dei quali vi era un bambino. L’usanza dei minicarri durò però solo sino alla fine degli anni Sessanta. Cola Taddazzu e Quadaredda, ai quali successe il popolarissimo Ciccitto (l’indimenticato Salvatore Grasso) furono alcuni dei personaggi più famosi.

 

 

Andrea Barbaro Galizia

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *