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Il dolore della morte: Cristo muore ad Ispica - Rubrica Sicilia

Feste Religiose, Pasqua in Sicilia

Il dolore della morte: Cristo muore ad Ispica

È piena notte ad Ispica. Il Giovedì Santo, giorno della cena e della cattura, i pellegrini, già dall’una di notte, vanno nella chiesetta di campagna Santa Maria della Cava.

«Lu cunigghiu avi la tana, lu surci lu pirtusu e Vui patri amurusu, n’avistuvu né tana né pirtusu. Tutta a notti Vi batteru cu na viria ri ranatu, Vi purtaru nni Pilatu scausu, nuru e scapiddatu»

Ispica
Foto di Federica Agnello

Qui c’è una suggestiva via crucis vivente che termina alle prime luci dell’alba, non appena un sacerdote e il capo della confraternita, si avviano verso l’ingresso principale della basilica dove, bussando per tre volte al portone, danno avvio all’apertura delle porte. Esse si spalancano all’improvviso consentendo che un fiume di fedeli entri correndo in chiesa per pregare, rivedere, implorare il Cristo alla colonna.

Questo stesso Cristo andrà in processione e vi resterà sino a mezzanotte, quando avviene la “trasuta”. La statua è come una perla incastonata in una macchina processionale di legno, argento e oro costruita nel 1700. Il Cristo sembra vero, reclinato sotto il peso dei flagelli. Grazie ai suoi capelli veri, ex voto del passato, sembra una figura ancor più macabra e surreale. Accanto al Cristo vi sono due flagellatori.

Il Venerdì santo è il giorno in cui Cristo morì. Ad Ispica i protagonisti assoluti di questa giornata sono i nunziatari della basilica Santissima Annunziata. Già dall’alba la chiesa viene spalancata per i migliaia di fedeli che fanno visita al Cristo con la croce. Alle ore 11:00, al grido “eppicciuotti: cruci, cruci, cruci” il simulacro immenso viene sceso tra i fedeli, che rumoreggiano per l’emozione pur mantenendo un religioso silenzio. La processione percorre le principali vie della città e ha numerosi momenti particolarmente suggestivi e carichi di pathos. Nella via delle regioni con lo sparo di 21 colpi e poi, nelle varie stradine il Cristo con la croce incontra la Veronica, la Maddalena, la Madonna.

Ispica
Foto di Salvatore Brancati

Tra statue e popolo, la gente rivive e rivede con i propri occhi quello che accadde in quel terribile giorno. Le varie statue coinvolte, in diversi “angoli”  dell’antichissimo centro storico, sembrano attori di una messinscena.
Finalmente è l’ora du Risuscitatu, la Domenica di Pasqua. Dalla basilica Santissima Annunziata, alle ore 12,00 il Cristo uscendo dalla Chiesa percorrerà il Corso Garibaldi gremito di gente per incontrarsi di corsa con Maria Addolorata proveniente dalla Chiesa Madre San Bartolomeo. Delle colombe volano in cielo e la cosiddetta “maschiata” fa sussultare i cuori di gioia.

La più triste storia mai raccontata, quella di un uomo innocente torturato e ucciso. Qui in questo angolo di terra, ha il suo riscatto e il suo lieto fine. La gente assiste commossa e porta nel cuore ricordi ed emozioni di questi riti che, da secoli, sono rimasti intatti in una Ispica ogni anno sempre più diversa.

 

Francesco Daniele Miceli

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