Le Barette di Messina
Gennaio 3, 2023
uu..Messina ha più volte dimostrato alla storia di saper sempre rialzarsi dalle cadute. É nel DNA del Messinese, nel suo modo di parlare, nelle espressioni dialettali, nei modi di dire e di fare che si cela sempre la possibilità di riscatto.
La stessa sorte è toccata alla processione delle Barette. 11 splendidi e caratteristici gruppi scultorei che, dall’Ultima Cena a Gesù nel Sepolcro, raccontano e fanno rivivere la Passione di Gesù.
Una solennità che, nel tempo, si è trasformata, allungata, annullata ed è sempre ripartita con la stessa fede e lo stesso fervore di sempre. Un rito antico, molto più di una processione penitenziale. É piuttosto l’identità di una città che si ritrova riversata per le strade antiche e principali di Messina in un momento collettivo di grande fascino e trasporto emotivo.
La via XXIV Maggio, a pochi passi dal Duomo, è il punto focale di questa tradizione. Nel convento della Pace sono custodite infatti tutto l’anno le “Barette”. Da qui la processione prende piede, per poi addentrarsi, tra le marce funebri della banda e il caratteristico suono dei tamburi che li precedono, per le vie di Messina. La Varette sono portate a spalla da oltre 200 portatori in saio bianco, vera anima di questa processione. Insieme alla VARA il 15 Agosto, rappresenta certamente il momento più sentito dai Messinesi. Un vero e proprio nodo cruciale dell’anima della città in cui si mescolano sacro e profano, preghiere e silenzio, folla e intimità.
Tra i suoni che scandiscono l’aria vi è quello del battitore: un uomo che, a colpi di martello sulla Baretta, scandisce i tempi di sosta, fermata, sollevazione e abbassamento. Si tratta di un compito attento e delicato che si tramanda di padre a figlio. In Migliaia assistono e celebrano insieme, in un rituale collettivo che ha più di 400 anni di vita. La Dominazione Spagnola a Messina risale infatti al XV Secolo. Sono stati proprio loro ad insegnare al Popolo Siciliano a vivere il giorno del dolore con trionfo. Gli arabi ci hanno lasciato la loro malinconia. Ma gli spagnoli ci hanno portato l’esaltazione di quello stesso dolore, che, portato a spalla, si fa fede e tradizione. Ma è esattamente nel 1610 che la processione assume le odierne caratteristiche grazie alla Confraternita dei bianchi, che, unita a quella degli azzurri, ancora oggi, cura la processione.
Una processione bruscamente interrotta dalla Pandemia, ma che, nel corso della storia, ha dimostrato di essere in grado di fermarsi per poi ripartire con grande carica e fervore. Basti pensare che il terremoto del 1783 bloccò per un decennio la processione e distrusse molte delle Barette. Mentre il terremoto del 1908 la interruppe per 14 anni. Il conflitto bellico interruppe invece la processione dal 1940 al 1944 . Seppure guerre e terremoti avevano distrutto chiese, case e statue, il cuore dei Messinesi non si è mai arreso. Esso ha sempre ricominciato a tracciare nuove strade per questi antichi riti che, dopo secoli, continuano a rivivere ed emozionare.
Bella, lunga, imponente. É questa la processione delle Barette di Messina, che puntualmente, ogni Venerdì Santo, riesce a creare uno stuolo di gente e una atmosfera fuori da ogni immaginazione.