Deprecated: Creation of dynamic property Kirki\Compatibility\Framework::$modules is deprecated in /var/www/vhosts/rubricasicilia.it/httpdocs/wp-content/themes/di-ecommerce/inc/kirki/kirki/kirki.php on line 65
San Giuseppe nell’Ennese: Enna, Valguarnera e Leonforte - Rubrica Sicilia

Feste Religiose

San Giuseppe nell’Ennese: Enna, Valguarnera e Leonforte

San Giuseppi, ‘un m’abbannunati
‘ntra li bisogni e li me’ necessitati.
Binidittu e lodatu sia
Lu nnomi di Gesù, Giuseppi e Maria”

Con questa orazione dialettale tramandata da Giuseppe Pitrè nel suo “Feste popolari siciliane” cominciamo il nostro viaggio alla scoperta della devozione al Santo Patriarca San Giuseppe, santo tutelare dei poveri, degli orfani e di chi vive in situazioni di miseria, il santo della carità e della provvidenza: è proprio da questa sua prerogativa, ricorda l’antropologo palermitano, che può esser nato l’uso del banchetto detto di San Giuseppe e di altri usi popolari nel giorno del 19 Marzo.

S.Giuseppe ad Enna. Foto di Mariangela Perna

Uno dei luoghi siciliani che avverte di più la devozione al Santo, che si esplica soprattutto nelle famose “Tavulati”, è la provincia di Enna, nel cuore dell’entroterra siculo: il capoluogo ereo, la città di Leonforte e quella di Valguarnera Caropepe, infatti, dedicano al Santo Patriarca grandi festeggiamenti e innalzano sontuosi altari per voto o ringraziamento. Il mese di Marzo viene atteso in questi tre centri da grandi e piccini, proprio per l’insieme di belle tradizioni culinarie, folkloriche e devozionali che si sogliono ripetere di anno in anno, con uno sguardo di tutto rispetto alla vocazione cerealicola e agricola dell’entroterra siciliano.

Il cuore della devozione al Santo dei tre centri è certamente la processione del 19 Marzo: dopo la novena e le solenni celebrazioni del giorno di festa, nel pomeriggio o in serata i devoti portano in processione il santo per le vie delle città, addobbate a festa con le luminarie e lenzuola ricamate ai balconi.

Ad Enna è la Confraternita Collegio di San Giuseppe, fondata nel 1580, che dall’omonimo santuario porta in processione per le vie del centro storico il bellissimo trittico barocco della Sacra Famiglia su un grande fercolo dorato portato a spalla. Le statue secentesche della Sacra Famiglia, di un certo maestro Greca, sono tutte e tre smaltate d’oro e presentano panneggi e volti di pregevole fattura, oltre che preziosi ornamenti ex- voto come le tre aureole d’argento, il bastone fiorito anch’esso d’argento, il manto della Madonna e i monili ex-voto, con orecchini, collane e bracciali.

A Valguarnera, dalla chiesa di San Giuseppe, muove la processione del Santo che viene portato sul fercolo per le vie principali del paese: esso, di origine ottocentesca, è composto da quattro colonne sormontate da una cupola con rilievi dorati e adorna di stelle e altri disegni particolari di ottima fattura. Caratteristica del simulacro è lo sguardo giovanile, compiaciuto e dolce del Santo con in mano, tra le fasce, il Bambino Gesù.
A Leonforte, invece, la statua del Santo vede un Gesù Bambino più cresciuto e che sembra accompagnare, lungo il cammino, il padre posto accanto.

La festa di San Giuseppe presenta diverse peculiarità in tutti e tre i centri, che sono legate però da un fil-rouge comune: la tavolata di San Giuseppe.
Quella delle tavolate è una tradizione tutta siciliana che mette insieme alcuni elementi della sicilianità: la devozione, l’ospitalità, la cura per i più bisognosi, la cucina. Attualmente le “Tavolate” sono tavole imbandite di cibi di varia natura, fatta eccezione per la carne essendo in Quaresima, e che vengono allestite quale segno di devozione, come voto o ringraziamento al Santo Patriarca. In questi tre centri dell’ennese, soprattutto Leonforte e Valguarnera, vige ancora la tradizione di allestire questi grandi altari presso le case dei privati: l’allestimento delle tavolate è un forte momento di aggregazione familiare perché vede la partecipazione in massa di uomini, donne, bambini, delle famiglie allargate e
del vicinato. Preparare una “Tavulata” richiede, non solo strutture idonee per la loro realizzazione e sicurezza, ma anche molta cura nella scelta degli addobbi e degli ornamenti presenti, nonché dei cibi esposti.
La preparazione degli Altari coinvolge gli abitanti di Leonforte dal primo venerdì di Marzo: viene definito “u traficu”, cioè la fatica offerta a San Giuseppe per devozione, e che arriva a diventare quasi una gara per l’altare più bello: dalle famiglie alle scuole, dalle vetrine dei negozi ai centri anziani, dagli ospizi alle associazioni, religiose e non.

La “lettura” di una tavolata deve essere compiuta nel seguente modo: anzitutto una Tavolata è in realtà un altare votivo, per cui solitamente in alto e al centro trova posto un capezzale antico che raffigura il Santo Artigiano o la Sacra Famiglia. Seguono un Crocifisso, la Bibbia, le candele che indicano la sacralità dell’altare, che verrà anche benedetto. Le tavolate vengono apparecchiate con preziosi merletti, lenzuolini e coperte antiche ricamate. Nei vari gradini che compongono la tavolata trovano quindi posto primi piatti, la pasta fritta chiamata tradizionalmente “Varba di San Gisè” (La barba di San Giuseppe), la pasta con le sarde e finocchi; è poi la volta di formaggi, broccoli, cardi e altre verdure fritte; dolci come i cannoli, le cassate, la pignolata e i “Sfingiuna”o le zeppole, dolci tipici della festa, le cassatelle, bocconcini e babà ripieni.

Non possono mancare i profumati pan di spagna dalla caratteristica forma a punta. E poi ancora frutta, di stagione o appositamente conservata per l’altare, frutta secca e qualsiasi altra prelibatezza che può trovar posto sull’altare, che viene allestito in uno scenografico e caratteristico colpo d’occhio: uno spettacolo per il naso, oltre che per la vista, poichè l’odore che si diparte dalle tavolate è veramente allettante. Fa da contorno un piccolo tavolo imbandito e apparecchiato per tre posti con porcellanerie, stoviglie d’argento, bicchieri e caraffe di vetro con acqua e vino abilmente posti insieme in equilibrio, secondo piccoli trucchi casalinghi: lì siederanno i “Tri Santi”, cioè i tre figuranti la Sacra Famiglia, solitamente bambini vestiti con abiti sacri e di modesta origine. Erano loro in passato a dar avvio al vero e proprio pranzo, la mattina del 19 Marzo, dedicato alle famiglie meno abbienti, per cui oggi invece si organizza una raccolta in denaro o di beni a lunga conservazione.

A Valguarnera si svolge ogni anno il rito de “l’azena” quando le tre figure, dopo aver partecipato alla Santa Messa si recano, seguite da uno stuolo di popolo e la banda musicale, nelle abitazioni dove sono state invitate a rappresentare i Santi. Il rito della “Cena”, nasce dal fatto che San Giuseppe e Maria da poveri si videro rifiutare un rifugio per il parto, ma anche dall’essere costretti a fuggire in Egitto e a vivere clandestinamente. A Leonforte invece viene intrecciata la tradizione dell’Altare con quella dei “cunsuli”, cioè i pranzi di cordoglio offerti dalle famiglie, nei giorni di lutto, a quelle che hanno subito una perdita: si vuole così solennizzare il “Trapasso” di San Giuseppe, offrendo queste tavolate alla Vergine e a Gesù. Qui accompagnano i tre santi altre due figure, San Gioacchino e Sant’Anna, genitori di Maria: appena giungono nelle dimone vengono accolti dal padrone di casa che effettua il lavaggio dei piedi al figurante del Cristo, allusivo al celebre episodio della lavanda dei piedi, chiaro segno di servizio e accoglienza.
Il vero protagonista delle tavolate è sicuramente il pane, simbolo per eccellenza della cucina mediterranea e dal chiaro messaggio simbolico e spirituale, anch’esso preparato per devozione, un tempo dalle famiglie, oggi in gran parte dai panificatori locali con farina di grano duro. L’impasto viene lavorato a mano e modellato nelle diverse forme con cui trova posto nelle tavolate, assumendo quindi la forma degli attrezzi da lavoro del Santo di Nazareth come la sega, il martello la scala, o altre forme legate alla tradizione religiosa come gli angeli o l’ostensorio. Non possono certamente mancare le tre forme che rappresentano la Sacra Famiglia: il bastone di San Giuseppe, che fiorì secondo i
vangeli apocrifi e simbolo del Santo Patriarca, la treccia, rappresentante la verginità di Maria, e la mano del Bambinello Gesù. Del pane viene anche offerto a chiunque visiti la tavolata, e che viene portato via insieme ad una immaginetta del Santo come ricordo della tavolata visitata.

E infatti usanza tipica di questi tre centri girare per le vie e visitare le tavolate o “Artara”, soprattutto durante la sera o addirittura la notte tra il 18 e il 19 Marzo, come avviene a Leonforte: un lungo peregrinare alla ricerca degli altari segnalati, un tempo, con una semplice scatola di scarpe foderata e illuminata su cui si leggeva W S.G. (Viva San Giuseppe), oggi magari sostituita da una stella punteggiata di numerose luci.
Ed è qui che la sicilianità prende il sopravvento: le case sono aperte e frotte di turisti, visitatori, compaesani, la gran parte delle volte sconosciuti, vengono accolti nell’intimità della propria quotidianità per omaggiare il Santo. Quell’ospitalità negata, di cui si accennava prima, che viene riscattata adesso nel nome di San Giuseppe: i padroni di casa ed i vicini accolgono mentre le donne sono intente a “sgranare” corone di rosari, cantare e recitare preghiere dialettali che narrano la vita di Gesù, mentre i bambini fanno incetta di “Pupidduzzi”, paste di zucchero di cui sono ghiotti.

Mbraculi Valguarnera. Foto del Web

La vocazione cerealicola e contadina dell’entroterra siciliano ha dato vita anche ad altre tradizioni, che vogliono di fatto affidare l’ormai prossima stagione di fioritura primaverile al Santo della Provvidenza. A Valguarnera si compie ogni anno l’offerta dei “Mbracoli” o “Miracoli”, ovvero ceri e grano che i devoti donano a San Giuseppe in ringraziamento: i ceri arricchiti da fiori di carta colorata vengono portati spesso anche a piedi scalzi; il grano viene portato, invece, dentro a sacchi (bisacce) posti sul dorso di cavalli bardati a festa e accompagnati dalla banda musicale che esegue la tradizionale ed allegra marcia del Chichirichi, colonna sonora della festa.
Ad Enna è la rivisitazione storica di una processione contadina con covoni di grano, di frutta e cornucopie di spighe su carretti trainati da “sceccarelli” e guidati da figuranti in abiti contadini, a dare avvio alla tre giorni della tavolata allestita presso i saloni del Santuario di San Giuseppe. Qui un tempo le tavolate venivano realizzate all’interno di case, realtà parrocchiali, in alcune delle quali esiste ancora la tradizione della benedizione del pane, altra prerogativa della festa, e della cena di San Giuseppe, un momento di agape fraterna con raccolta di solidarietà.

Conoscevi la tradizione delle tavolate di San Giuseppe? Anche da te si compie questa bella tradizione? Raccontaci un po’.

 

Francesco Luca Ballarò

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *