Andrea Savoca, Palermo
Luglio 25, 2022
Era il 26 luglio del 1991 ed il piccolo Andrea stava passando dal sedile posteriore a quello anteriore dell’auto, quando il killer sparò, colpendolo alla carotide e uccidendo il padre, Giuseppe Savoca di 30 anni. Il vero obiettivo di Cosa nostra. Andrea aveva solo 4 anni quando morì, dopo sette ore, in ospedale dove i medici tentarono inutilmente di salvarlo.
Quel giorno di fine luglio doveva essere un giorno spensierato e felice poichè i figli di Giuseppe potevano finalmente godere della compagnia del padre, in licenza premio dal carcere. Un premio concesso dalla direzione dell’Ucciardone, dove scontava una condanna a sei anni per rapina. Per lui quattro giorni di libertà per buona condotta. Mentre la madre e la sorella del piccolo Andrea vanno a salutare i nonni materni, Andrea rimane ad aspettare nell’auto assieme al padre Giuseppe e al fratello minore. Andrea si muove verso il padre per abbracciarlo. In quel preciso instante, si avvicinarono due sicari in moto che sparano all’interno dell’auto, uccidendo sul colpo Giuseppe, con svariati colpi d’arma da fuoco e ferendo gravemente il piccolo Andrea. Fortunatamente lasciarono illeso il fratellino più piccolo.
Oggi Andrea avrebbe compiuto 31 anni. L’agguato avvenne in via Pecori Giraldi, nel quartiere di Brancaccio. Il piccolo Angelo venne trasportato d’urgenza all’ospedale e sottoposto a un intervento di quasi otto ore. Il suo stato era troppo grave.
Le dichiarazioni rilasciate qualche anno più tardi da alcuni collaboratori di giustizia, fra i quali Giovanni Brusca, spiegarono il movente dell’agguato. La tristemente nota “Commissione di Mafia” decretò la morte dei fratelli Savoca, dopo le numerose lamentele di quei commercianti derubati e che pagavano regolarmente il pizzo a Cosa Nostra, aspettandosi una protezione.
“Riina decise di adottare una linea unitaria nel senso che, individuati gli autori dei furti e delle rapine, bisognava, prima, cercare di convincerli con le buone a smettere e, quindi, in caso di fallimento di tale tentativo, eliminarli”. Brusca
Inizialmente si tentò di bloccare l’attività illecita dei fratelli Savoca tramite un loro zio, senza nessun risultato. A quel punto fu necessario per Cosa Nostra intervenire, uccidendo Salvatore e Giuseppe.
Due giorni prima dell’omicidio del piccolo Andrea Savoca e del padre, rapirono Salvatore nel tragitto verso il lavoro. Portato in un luogo isolato, fu strangolato e poi sciolto nell’acido.
“Qualche giorno prima dell’omicidio Salvatore Biondino mi disse di tenermi a disposizione perché si doveva fare un lavoro. Capii, ovviamente, che si trattava di eseguire un omicidio ma nulla mi venne detto in ordine alla vittima. Il Biondino mi disse di avvisare Nino Troia, sottocapo della famiglia di Capaci, che c’era bisogno di lui e che, dunque, era necessario che incontrasse lo stesso Biondino”. …..…“ Non so dire con che mezzo il Pullarà e il Savoca giunsero al negozio, in quanto io, al momento del loro arrivo mi trovavo giù nello scantinato; ricordo però che si trattava del fatto che il Savoca aveva un ciclomotore e che il Pullarà lo aveva agganciato mentre lo stesso si trovava, ad Isola delle Femmine, in possesso del motoveicolo. […] Non appena il Savoca e il Pullarà, seguiti da Giovanni Battaglia (il Nino Troia era rimasto sopra nel negozio, non fosse altro che per non lasciare l’esercizio commerciale incustodito e, quindi, non dare nell’occhio), entrarono nella stanza, abbiamo immediatamente strangolato il Savoca, senza porre al medesimo alcuna domanda”. (il collaboratore Giovan Battista Ferrante, 1998).
Quello del piccolo angelo aveva un’unica colpa, quella di appartenere a una famiglia mafiosa. La notizia della sua morte provocò il dispiacere e le lacrime di tutti. Anche di chi come il collaboratore Salvatore Cangemi, sapeva che quel ladro doveva morire ma non condivideva il modus operandi di chi lo uccise.
Caro piccolo Andrea, il tuo non sarà mai uno dei tanti delitti di mafia dimenticati.