Giammatteo Sole, Villagrazia di Carini
Luglio 1, 2022
Giammatteo Sole era un ragazzo palermitano, che amava la sua famiglia molto unita, il suo lavoro e la vita. La sorella Angela si era fidanzata con Marcello Grado, figlio del boss Gaetano Grado. Fu proprio questo legame che portò la tragedia in casa Sole.
Nei giorni precedenti al 22 marzo 1995, data in cui fu bruciato vivo il giovane Giammatteo, si era sparsa voce di un possibile rapimento dei figli di Totò Riina. I corleonesi volevano appurare la veridicità della notizia attraverso la famiglia Grado, indicata come una possibile partecipante al progetto di rapimento. Dunque, l’idea fu quella di “far confessare” prima Marcello Grado, ucciso tre settimane prima di Gian Matteo e dopo quest’ultimo.
Gaspare Spatuzza, boss mafioso vicino a Riina, raccontò di essersi finto poliziotto insieme a un altro boss e di aver rapito Giammatteo Sole. Ciò per scoprire la verità sui figli di Riina. Spatuzza, pentito, confessò il delitto:
“Questo ragazzo non c’entrava niente, niente di niente…rideva perché ci siamo spacciati per poliziotti all’inizio, perciò quando ha capito questo che non eravamo poliziotti, ci sembrava uno scherzo…”
Giammatteo Sole venne portato alla periferia di Villagrazia di Carini su una Croma rubata e lì bruciato vivo. I responsabili dell’omicidio furono: Leoluca Bagarella, Antonino Mangano, Cosimo Lo Nigro, Gaspare Spatuzza, Nicolò Di Trapani, Giuseppe Guastella, Giusto Di Natale, condannati dalla Corte d’Assise di Palermo.
“Questo ragazzo non c’entrava niente, niente di niente, un’animella, un ragazzino veramente pane e acqua...” vittima innocente del terrorismo e della criminalità organizzata.
Giammatteo sarai sempre nei nostri cuori.