Gesualdo Bufalino, scrittore e poeta siciliano
Ottobre 9, 2022

Ti è mai capitato che quando leggi, leggi te stesso? Ci sono poesie, canzoni e testi, che devono essere citate interamente e non solo in parte. Ometterne una parte significa fare loro un torto, non rendergli giustizia. Attraverso la mano di un nostro conterraneo sono state scritte alcune delle più belle parole della letteratura italiana, il suo nome è Gesualdo Bufalino.

Alcuni dei suoi versi più coinvolgenti sono raccolti nella poesia “Paese”. Bufalino nasce a Comiso il 15 novembre 1920. La sua passione per la letteratura emerge sin da subito diventando un gran divoratore di libri. Si iscrive alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli Studi di Catania. Successivamente interrompe gli studi a causa della guerra e si arruolò. Conseguì la laurea diversi anni dopo a Palermo.
Il successo e la notorietà di Bufalino esplodono con la pubblicazione nel 1981 di un romanzo che diventa un vero caso letterario: “Diceria dell’ untore”. Si dedicò inizialmente alla poesia per poi dedicarsi del tutto alla prosa. Divenne traduttore di Baudelaire e Toulet, scrivendo di rivolte dell’animo, di amore, di guerra, di illusioni e della sua amata terra.

Il maleficio della Sicilia è indiscutibile, così come lo sono i suoi lati oscuri. I numerosi piccoli paesi che la vivono sono stretti sia di spazio che di mentalità. A volte scomodi e asfissiantI. Un paese è allo stesso tempo voglia e paura di andar via, è desiderio di trovarne un altro, magari più grande più lontano.
Amare il proproo paese è un sentimento così intimo che tocca tutti gli angoli dell’anima. Vi è una poesia tratta da una raccolta pubblicata nel 1982 che ha un titolo ossimorico “L’amaro miele”, la contraddizione tra lamore e l’odio, tra il dolce ed il salato, tra lodare e criticare la nostra Sicilia.
“Nel guscio dei tuoi occhi
sverna una stella dura, una gemma eterna.Ma la tua voce è un mare che si calma
a una foce di antiche conchiglie,
dove s’infiorano mani,e la palma nel cielo si meraviglia.
Sei anche un’erba, un’arancia, una nuvola…
T’amo come un paese.”
