Castroreale
Dicembre 2, 2022
Il borgo di Castroreale, uno dei più belli d’Italia, si trova sul colle Torace, all’interno della catena montuosa dei Peloritani, nella provincia di Messina. Ai piedi del colle Torace scorre il torrente Longano, noto perché vicino ad esso, Gerone II, re di Siracusa, sconfisse i Mamertini nel 265 a.C. in un’importante battaglia che stabilì le future condizioni geopolitiche per lo scoppio della prima guerra punica.
Il vero centro di Castroreale ha invece origine medievale. Ciò è possibile rilevarlo dal tipico impianto urbanistico medievale, dalla pavimentazione in pietra detta localmente “jacatu” o dalla presenza di bellissime chiese come la Chiesa di Santa Marina, di epoca sveva. Furono proprio gli Svevi a dare al borgo il nome che porta ancora oggi. Da “castrum” infatti, divenne la residenza preferita del re Federico III d’Aragona, ed il centro fu denominato “Castroreale”.
Alla fiorente attività economica del borgo contribuirono, fino alla fine dell’età medievale, una ricca comunità ebraica. Per essa si costruì una sinagoga, di cui resta un arco moresco sito alle spalle del Monte di Pietà. Il borgo comincia a frammentarsi nell’Ottocento. In seguito ad un calo demografico e ad una crisi economica che portarono alla costituzione dei tre comuni: Barcellona Pozzo di Gotto, Rodì Milici e Terme Vigliatore. Il Duomo di Santa Maria Assunta, decorato con lo stile raffinato manierista e dallo stravagante barocco, è certamente uno degli edifici religiosi più importanti del centro. Esso custodisce importanti tele settecentesche, statue marmoree cinquecentesche di noti autori. Tra questi Antonello Gagini e di Andrea Calamech e una meridiana ottocentesca ideata dal professore Nicolò Perroni Basquez. La Chiesa del Santissimo Salvatore, con la sua Torre campanaria, risale al Cinquecento, ed è stata danneggiata dal terremoto del 1978.
All’interno della Chiesa è conservato il pregevole altare marmoreo del messinese Antonino Amato. Presso la cinquecentesca Chiesa di Sant’Agata, si trova invece, oltre al noto gruppo marmoreo dell’Annunciazione del Gagini, il simulacro settecentesco in cartapesta del Santissimo Crocifisso (‘u Signuri Longu). Questo simulacro è fissato su un palo lungo 13 metri che è poi assicurato tramite un pesante canapo, e inalberato (per mezzo di un complicato gioco di lunghe pertiche munite di forcine maneggiate dai maestri di forcina) su una vara lignea, del peso di tre quintali circa. Questa è poi trasportata a spalla per le vie strette e in pendenza del paese.
La croce inalberata svetta su tutti gli edifici ad eccezione della torre campanaria della chiesa del Santissimo Salvatore e del Duomo. Il simulacro è portato in processione tre volte l’anno: durante la settimana santa e nel mese di agosto nei giorni del 23 e 25. In quest’ultima occasione si commemora il miracolo della liberazione della cittadina dal colera nell’anno 1854.
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