Il Crocifisso dell’Olmo, Mazzarino
Giugno 27, 2024
“Cui voli fari festa nobili e filici, Viva li tri Maju e la santa Cruci!”
La Santa Croce di Cristo è venerata dalla chiesa sostanzialmente due volte l’anno, il Venerdì Santo e il 14 Settembre, giorno dell’Esaltazione della Croce. Era anche antico uso solennizzare la Santa Croce il 3 maggio, giorno dell’Inventio Crucis, cioè il ritrovamento della croce di Cristo avvenuta a Gerusalemme nel 326 d.C. Con la riforma liturgica del Concilio Vaticano II la festività di maggio è stata rimossa, ma le processioni e le feste popolari con il Crocifisso, che si svolgevano in tanti paesi della Sicilia, sono rimaste come ad Enna e il suo “Signuruzzu du Lacu”, Siculiana, Monreale e Mazzarino. É proprio in questo piccolo centro del nisseno che prende vita una delle manifestazioni folkloriche e devozionali più famose e caratteristiche dell’entroterra siculo, la festa del Santissimo Crocifisso dell’Olmo, o “Signuri di Maiu”, compatrono della città insieme alla Madonna delle Grazie, o del Mazzaro.
La festa si svolge, ogni anno, la seconda domenica di Maggio.
La storia del Santissimo Crocifisso dell’Olmo getta le sue basi nella leggenda: il suo nome si deve ad un fatto singolare avvenuto nella cittadina: una banda di ladri, proveniente dalla vicina Piazza Armerina, penetrò nella chiesa per impadronirsi del Crocifisso; si dice che uno di essi, possedendo un bastone, o verga d’olmo, l’abbia fissata davanti alla porta della chiesa; questa verga germogliò miracolosamente mentre essi perpetravano il furto, divenendo un albero. I ladri, uscendo dalla chiesa e credendo di trovarsi in un altro luogo lasciarono la refurtiva, per paura di essere scoperti, e andarono via. Col tempo l’albero crebbe di più e vegetò fino al 1880 quando il rettore della Chiesa lo fece abbattere.
La Chiesa del SS. Crocifisso dell’Olmo, risalente al V secolo, venne restaurata dai normanni tra il X e XII secolo ed in seguito dedicata alla Madonna dell’Itria. Distrutta dal terremoto del 1693 e poi ricostruita ad opera del nobile messinese Filippo Bivona. Per sciogliere un voto fatto dal popolo e in ringraziamento per la salvaguardia della popolazione mazzarinese dal terremoto nacque la festa. Il Santissimo Crocifisso, che contiene una reliquia della Santa Croce, è portato in processione dai componenti della Confraternita della Bara, scalzi e con indosso soltanto un camice bianco.
Sotto la “vara” trovano posto precisamente 108 persone, ciascuno dei quali si colloca sotto i quattro assi di legno, dal peso totale di 14 quintali. Il posto sotto la vara si tramanda da padre in figlio. Il mese di Maggio è tutto dedicato alla venerazione del Crocifisso: la festa è preceduta da un triduo solenne. Dopo le celebrazioni eucaristiche, si svolge la processione.
L’elemento caratteristico della processione è l’”annacata”: di tanto in tanto i portatori fanno dondolare il fercolo dando la sensazione, a chi segue, che esso stia per cadere. Ciò suscita grande pathos nella folla di cittadini, turisti e fedeli che accorrono anche dai paesi vicini. L’elemento che più di tutti rende pittoresca la cerimonia è l’ornamento della vara. Al suo passaggio i fedeli, principalmente i bambini dai balconi delle strade lanciano collane di margherite gialle, “sciuri di maiu”. Il crisantemo o le margherite gialli, conosciuti anche come “fiori d’oro” annunziano la primavera, e ricordano l’antico uso di ornare le croci il 3 Maggio.
Scriveva a tal proposito Giuseppe Pitrè: “Le Croci in questo giorno sono ornate di corone e “giurlanni” (ghirlande); e la sera vi si fa il viaggio da devoti cantando dinnanzi a qualche Croce circondata di lumi le litanie.”
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