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I Misteri di Trapani. Soldati, Re e Vergini Piangenti - Rubrica Sicilia

Feste Religiose, Pasqua in Sicilia

I Misteri di Trapani. Soldati, Re e Vergini Piangenti

Esiste un posto che non è la meta sempre ovvia per un turista che “sbarca” in Sicilia. Eppure può riuscire a lasciare ad occhi aperti e con il cuore gonfio. A pochi passi dal mare, tra le viuzze antiche e le case di pescatori, esiste un luogo apparentemente “spento”, ma che in realtà pulsa di vita: la chiesa delle Anime Sante del Purgatorio di Trapani.

i Misteri di Trapani
Foto di Tartaro Beppino

Qui sono custoditi, in un unico abbraccio circolare sotto le navate della chiesa, i 20 “misteri” di Trapani, macchine processionali meravigliose e antiche, che, ogni venerdì santo, per 24 ore, invadono la città marittima siciliana, in uno degli spettacoli siciliani a cielo aperto emotivamente più forti e lunghi.

I misteri, immobili, stanno esplodendo per rivedere la luce del sole, dopo che il Covid 19 li ha fermati nel loro spazio, senza dar loro la possibilità di esprimersi nel giorno più triste dell’anno. Il giorno in cui Cristo morì. E come vive statue, questi simulacri attendono silenziosi. Attendono quei turisti che passano di la per caso, attendono gli appassionati di arte, i trapanesi tutti. Cristi denudati, vergini bellissime, angeli, re e soldati sembrano ancora, dopo secoli, recitare la loro parte di attori.

Perché nella teatralità delle nostre statue siciliane, nate per raccontare alla gente passi del Vangelo che altrimenti non avrebbe compreso, si cela un “oltremondo”: in quelle vergini piangenti gli uomini, di oggi e di ieri, hanno rivisto le proprie lacrime, i propri desideri, il proprio rapporto col cielo, perché “colui che mai non vide cosa nova, produsse esto visibile parlare” (Dante X, Purgatorio).

i Misteri di Trapani
Foto di Tartaro Beppino

Queste opere parlano e raccontano le storie di uomini che le hanno costruite. Raccontano una sicilianità fatta di gesti, legami profondi con il mare e con la gente. Legami profondi con il cielo che si fa legno, cartapesta e colla per essere toccato, trasportato, innalzato, venerato, imbardato a festa.

È il legame profondo con la nostra Sicilia, fatta di tradizioni e di cultura, che serpeggia nei meandri delle nostre chiese, nei vicoli oscuri dove non arriva la luce, nella fede di un popolo che ha unito il sapere di tante culture per realizzarne una propria e irripetibile. E in quell’ incedere di soldati, che sembrano usciti dalla saga di Carlo Magno dei paladini di Francia. Messi lì a inchiodare Gesù ad una croce. Rivivono le anime di coloro che ci hanno preceduto e che qui, in questa terra, hanno lasciato i propri passi. La banda suona. La gente piange. Il portone si chiude.

Francesco Daniele Miceli

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