Madonna di Valverde, Enna
Agosto 26, 2022
Evviva a Bedda Matri di Beddivirdi
Viva a Bedda Matri ca n’hada guardari
Recita così un antico motto dialettale in onore della Madonna di Valverde di Enna. Un culto antico per la città che riscopre ogni anno la sua devozione filiale a Maria di Valverde nel mese di Agosto.
Il culto si lega indissolubilmente al rione da cui prende il nome, Valverde. Una radura che si estendeva anticamente dalla vallata fino alle pendici del monte su cui si adagia Enna, nella periferia orientale della città. Anticamente il posto si chiamava “u fuddratùri” perché abitato da artigiani che, nel fabbricare i “sidduna” (le selle) usavano questo particolare attrezzo (un’asticina di ferro arcuata e biforcuta) per pressare la paglia nel cuscino del “sidduni”.
Luogo di pastori e caprai, Valverde era il luogo in cui il cristianesimo è sopraggiunto in città. Ed è proprio in questi luoghi che, secondo la tradizione, San Pancrazio predicatore annunciò il Vangelo di Cristo ai fullones, cardatori di lana e pastori che risiedevano nelle grotte e gli anfratti di questa vallata. In quel tempo di furente siccità, in cui Enna si votava ancora a Cerere dea delle messi, la Dea Madre della terra, del raccolto e del grano sostentamento per la città. Erano state promesse delle vergini come sacrificio umano per invocare la pioggia tanto sospirata e ristoratrice.
Avendo saputo della brutale offerta Pancrazio interruppe il sacrificio umano. Egli convinse con la forza della sua prefazione la gente ad abiurare, convertendola alla fede in Cristo e alla Madonna. Questo atto provocò la sospirata pioggia dal cielo, una benedizione per mano della Vergine, secondo i padri, che aveva graziato le “Verginelle” divenute sacre così a Maria.
Fu bruciata perciò nelle strade vicine, la Via “Cerere Arsa” (Cirasa), la statua della dea. Da quel momento la devozione alla Vergine si diffuse velocemente in città. Un culto antichissimo che, mescolandosi con alcune forme e riti pagani, è giunto fino ai giorni nostri. Il cuore del culto alla Madonna è il santuario a lei dedicato, di recente costruzione sul sito in cui si trovava un’antica chiesa dedicata a Maria. Essa subì due pesanti danni. Il primo nella notte dell’ultima domenica di agosto del 1854. A festeggiamenti conclusi, quando divampò al suo interno un incendio che distrusse completamente tutto ciò che in essa si trovava. Rimase miracolosamente intatta la statua della Madonna di Valverde, tranne il suo manto in stoffa, poi realizzato con ricami e intarsi in oro zecchino.
La chiesa fu interamente distrutta poi da un pesante bombardamento il 13 Luglio 1943. I residenti del quartiere, a bombardamento concluso, smarriti e dolenti nel vedere il luogo interamente in macerie, rimasero colpiti nel vedere ancora una volta intatto il prezioso simulacro della Madonna, mutilato solo di un braccio del Bambino e lievemente scheggiato al volto. Questo fu immediatamente prelevato dalle macerie e conservato in grotte – rifugio per evitare ulteriori danneggiamenti.
Tanto grande era la devozione alla Madonna che fu ricostruito nuovamente l’edificio. Impreziosito nell’abside da un pregevole affresco che rappresenta la storia della Madonna di Valverde, con alle spalle la città di Enna e attorniata da santi siciliani. La chiesa fu successivamente eretta a santuario, vista la profonda devozione degli ennesi. La festa della Madonna di Valverde ricorre l’ultima Domenica di Agosto. Tuttavia i riti religiosi cominciano all’inizio del mese con particolari funzioni religiose e si concludono la prima domenica di Settembre. La domenica precedente la festa il bel simulacro della Madonna viene prelevato dalla cappella votiva a cura della confraternita omonima e dopo una breve processione viene solennemente esposto sull’altare maggiore.
La statua della Madonna di Valverde, opera dello scultore ed ebanista Giovanni Gallina del 1646, presenta dei tratti squisitamente mediterranei e raffigura la Vergine con il Bambino in braccio nell’atto di offrirlo a chi la osserva. Il Bambino benedice e reca in mano delle spighe di grano, a ricordo della vocazione cerealicola della città.
La statua della Madonna è anche ornata di gioielli luccicanti donati come ex-voto e di una corona d’argento. Essa è coperta da un prezioso mantello confezionato nel 1854 dalle devote del quartiere Fundrò che, su un lucente tessuto di seta, eseguirono accurati ricami raffiguranti sei litanie del Rosario: Vas Spirituale, Rosa Mystica, Turris Davidica, Domus Aurea, Foederis Arca, Salus Infirmorum. Il santuario di Valverde si fregia, tra l’altro, di recare lo stemma turrito della città, poiché fu qui che Enna si “battezzò” alla fede cristiana.
La settimana che precede la festa vede l’alternarsi, ogni sera, di funzioni religiose dedicate a speciali categorie. Tra queste le famiglie, i sofferenti, le missioni, i giovani, i procuratori, coloro che avevano anticamente a cuore la buona riuscita della festa. Essi si recavano, nei primi giorni di Agosto, di quartiere in quartiere per la tradizionale “cugliuta”, la raccolta di offerte con i “sciccariddi”, gli asinelli bardati da drappi e campanelle al suon di ciaramella.
Il sabato è la giornata dedicata alle “Virgineddi di Beddivi”. A ricordo del salvataggio delle giovani vergini offerte a Cerere vengono condotte al santuario bambine e fanciulle che nella loro purezza vengono affidate e consacrate alla Madonna con una speciale celebrazione. L’omaggio alla Madonna non rappresenta la chiusura di questo momento di festa, anzi è solo l’inizio. Dalla messa infatti prende vita una giornata bellissima per queste bambine, di cui sono protagoniste. Suddivise in gruppi dalle signore del quartiere, un tempo donne di casa, casalinghe e massaie, contadine e lavandaie che gestivano con amore e semplicità turni di preghiera e omaggi alla Vergine, le bambine e ragazzine vengono ancora accolte nelle case come le più ricche e gradite delle ospiti, proprio perché consacrate a Maria.
Una giornata di giochi, di divertimento tutta a loro dedicata. Il pranzo che si prepara quale omaggio alle Verginelle segue un secolare menu. Esso è composto dalla pasta con il brodo di polpette di carne, la cipolla bollita, una bella scorpacciata di fichi e “Pirudda da Madonna”, tipici di fine Agosto. Pasti frugali, certo, ma ricchi di quella maestria culinaria di mamme e nonne. Tale odore penetrante si respira negli stretti crocicchi del quartiere o dai balconi adorni di panni stesi e lenzuola candide come la neve. Veroni rigorosamente spalancati per il caldo afoso delle giornate di fine Agosto, pieni di pomodori essiccati al sole e dal gusto inconfondibile.
Il giorno della festa la città si sveglia con lo sparo di colpi a cannone. Il santuario diventa un viavai di pellegrini e fedeli che partecipano alle funzioni religiose. Nel pomeriggio la Madonna viene portata solennemente in processione a piedi scalzi su un fercolo ligneo sbalzato in oro opera di Gregorio Mazzarino del 1957. È preceduta dai simulacri di San Michele e San Giuseppe portati a spalla dai bambini. Un legame con la più famosa processione mariana della Patrona della Città del 2 Luglio, Maria SS. Della Visitazione, che dal culto di Valverde trae origine. La Madonna passa in trionfo per le tortuose strade del quartiere di Valverde, prima di addentrarsi nel centro storico e salire sino in duomo, dove si svolgerà una solenne celebrazione eucaristica. Un tempo questo percorso si svolgeva la mattina in abiti civili dai confrati portatori, per iniziare poi la solenne processione direttamente dal duomo.
Narrano le fonti che in processione, oltre che alle Virgineddi, sfilavano anche i “nudiddi”, ossia giovani fanciulli consacrati a Maria. Dopo la messa la Madonna percorre alcune vie per poi ritornare a Valverde. Qui la folla assiepata in ogni angolo della strada l’accoglie. I fuochi pirotecnici illuminano l’intera vallata e salutano la Madonna, la Regina di “Beddivi”.