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Salvatore Quasimodo, il dilemma dell'amore - Rubrica Sicilia

Letteratura Siciliana

Salvatore Quasimodo, il dilemma dell’amore

Conosci il dilemma del porcospino? Chissà in quanti di voi si staranno già chiedendo quale sia la relazione tra questo e la Sicilia. Il dilemma del porcospino è una tra le più Straordinarie metafore di Arthur Schopenhauer e Salvatore Quasimodo ne fa un buon uso.

Secondo la quale una compagnia di porcospini in una fredda giornata d’inverno, per riscaldarsi, si strinse vicino, ma poco dopo il contatto delle spine di ciascuno provocano un dolore insopportabile che li costringe ad allontanarsi l’uno dall’altro. Così, nuovamente infreddoliti, cercarono riparo gli uni con gli altri, facendosi male ancora una volta.

Quest’altalena di emozioni oscilla dal freddo al caldo durò ad allontanare completamente i porcospini. Le parole di un’ardente poesia di Salvatore Quasimodo richiamano il cappio principale del racconto allegorico di Schopenhauer.

Salvatore Quasimodo
Salvatore Quasimodo

Salvatore Quasimodo nasce a Modica il 20 Agosto 1901 e morì a Napoli il 14 giugno 1968. Trasferitosi a Messina e poi a Palermo per gli studi. Nel 1919 lascerà definitivamente la sua Sicilia.  Lò scrittore diventò premio Nobel per la letteratura nel 1959. Tra le sue opere troviamo versi di grande meditazione, come quelli in “Acqua e terre” in cui vengono rievocati gli ormai lontani scenari siciliani della sua infanzia e gli antichi suoi cari.

Tra queste poesie splede di una luce particolare “Isola”. Le parole di questo piccolo gioiello sono vestite di nostalgia e di incurabile amarezza, come ne è affetto quel porcospino infreddolito in cerca di riparo. Quasimodo si trova in una condizione di esilio forzato dalla sua patria e avverte il senso di disagio di chi è stato sradicato dalla sua terra e travasato in un’altra. Risibile è la vita e si sa che amare, a volte, non significa necessariamente poter stare insieme. Il trucco probabilmente è  stare lontani dagli aculei pungenti, magari sentire un po’ freddo ma tornare a riscaldarsi con i raggi del sole tra i capelli e il suono delle nostre radici sotto ai piedi.

ISOLA
“Di te amore m’attrista,
mia terra, se oscuri
profumi
perde la sera d’aranci,
o d’oleandri, sereno,
cammina con rose il
torrente
che quasi n’è tocca la foce.
Ma se torno a tue rive
E dolce voce al canto
chiama da strada timorosa
non so se infanzia
o amore,
ansia d’altri cieli mi volge,
e mi nascondo nelle
perdute cose”.

Andrea Barbaro Galizia

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