Villa Cappellano, Delia
Dicembre 3, 2022
la vikdfA spasso per le campagne di Delia, oggi ti facciamo conoscere un gioiello architettonico, noto a pochi: Villa Cappellano. La villa fu costruita dai gesuiti alla fine del XVI secolo, su impulso di Francesco II Moncada, conte di Caltanissetta, e sua madre Donna Luisa, che nel 1588 donarono terre e finanziamenti.
I gesuiti la gestirono come un’efficiente azienda agricola, concedendo appezzamenti di terra in usufrutto ai contadini locali. I Gesuiti furono espulsi per la prima volta dalla Sicilia, nel 1767, ma le attività agricole continuarono. Al loro ritorno, nel 1808, gli restituirono la villa e l’intero fondo.
Dal 1843 i gesuiti si trasferirono nella nuova casina alle Balate, nei pressi di Caltanissetta, non ritenendo la villa più idonea alle loro esigenze. Il fondo di villa Cappellano lo suddivisero ed assegnarono, forse in enfiteusi, a cinque diverse persone. Nel 1939 la diocesi di Caltanissetta acquistò la villa e ne fece la residenza estiva per i seminaristi fino al 1958. Dopo essere passata temporaneamente ai privati nel 1972, è tornata di proprietà della diocesi.
Si tratta di uno dei pochi esempi di monastero-fattoria esistenti in Sicilia: è composto da diversi corpi di fabbrica che si affacciano su un vasto cortile quadrangolare a cui si accede tramite una galleria. La facciata principale si sviluppa su due elevazioni contrassegnate da tre file di aperture. Il portale d’ingresso, a tutto sesto, è realizzato in pietra bugnata, tipica del primo barocco palermitano, mentre il balcone sovrastante è sorretto da mensole con motivi floreali. Al pian terreno sono riconoscibili quattro ambienti, due laterali probabilmente utilizzati per il refettorio e il laboratorio, e due centrali occupati dall’androne e dal frantoio.
Uno scalone conduce al piano nobile, dove si trovano le sedici celle dei padri, collegate da due corridoi che si intersecano formando una volta a crociera. Del complesso fa parte anche una cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù.
Oggi la villa versa purtroppo in stato di abbandono. Ci auguriamo che in un prossimo futuro qualcuno o qualche ente possa restituire la struttura al suo antico splendore e riaprirla alla comunità. E voi cosa ne pensate?