Giornata Mondiale in ricordo delle Vittimie di Mafia: Anna Nocera
Marzo 23, 2025

Anna Nocera é la prima vittima di femminicidio di mafia. Il suo è il primo nome femminile del lungo elenco di vittime innocenti che viene letto ogni 21 marzo, durante la “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” .
Palermo, 1861. Tra i vicoli polverosi di una città segnata da povertà e ambizioni nascoste, nasce Anna Nocera. In quegli anni, la Sicilia è un crogiolo ribollente: un ex garibaldino ora Ministro dell’Interno, Giovanni Nicotera, spedisce il Prefetto Malusardi a stanare un nemico invisibile, la mafia, un intreccio oscuro di banditi, signorotti, notabili, persino uomini di chiesa.

Mentre nelle aule di tribunale risuonano le accuse contro gli “Stuppagghieri” e i “Giardinieri” di Monreale – la prima, sanguinosa guerra per il controllo dell’oro blu, l’acqua – Anna muove i suoi primi passi nel mondo, lasciandosi alle spalle una famiglia piegata dalla miseria.
Giovane, ingenua, trova impiego come domestica presso la famiglia degli Amoroso, una famiglia all’apparenza come tante, ma avvolta dall’ombra lunga di Porta Montalto, un quartiere intriso di sussurri e paura. Anna lavora sodo, ignara di essersi infilata nella tela di un ragno.
Ben presto, lo sguardo insistente di Leonardo Amoroso, erede della famiglia, si posa su di lei. Anna, dal cuore puro e dai modi delicati, respinge le sue attenzioni, sentendo un brivido freddo per la sua insistenza ruvida. Vorrebbe fuggire, ma la morsa della povertà stringe più forte della paura. Costretta dal bisogno, torna a bussare alla porta degli Amoroso, riprendendo il suo posto a servizio.
L’assedio di Leonardo si fa più pressante, fino a spezzare le sue resistenze. A soli diciassette anni, Anna si ritrova incinta, macchiata dal disonore agli occhi della sua famiglia. Un silenzio umiliante cala sulla sua casa, soffocato dalla paura del nome Amoroso. Nella disperazione, Anna implora Leonardo di rimediare, offrendole un matrimonio riparatore. Ma lui, infastidito dalle sue suppliche, decide di risolvere la questione all’unica maniera che conosce: con la violenza. Un epilogo oscuro si profila all’orizzonte, gettando ombre cupe sul destino di Anna e del suo bambino.
Il 10 marzo 1878, un silenzio assordante inghiotte Anna Nocera, svanita nel nulla con il peso del suo bambino in grembo. Leonardo ha scelto la via più lesta, la più crudele: farla sparire, cancellandola dal mondo.
Quel mattino, come ogni giorno, Anna lascia la sua casa per recarsi al servizio degli Amoroso. Ma quel giorno, a differenza di tutti gli altri, non farà più ritorno. La sera si fa tardi, l’angoscia serpeggia nei cuori dei suoi genitori. Non è da Anna mancare al rientro, abbandonare il suo posto di lavoro senza un avviso. Inizia così una ricerca disperata, vana.
Le modalità della sua scomparsa restano, ancora oggi, avvolte nel mistero. Con il passare dei giorni, la verità si fa strada come un tarlo: Anna è stata uccisa, sepolta chissà dove, un segreto custodito dalla terra. Il padre di Anna, dilaniato dal dolore, intuisce la mano di Leonardo Amoroso, l’uomo che aveva più di tutti interesse a farla tacere per sempre. Un giorno, lo aspetta per strada, il cuore gonfio di rabbia e disperazione, chiedendogli conto della sorte di sua figlia. Ma Leonardo risponde con un torrente di insulti, minacciando morte se solo osasse far parola con la polizia o i giudici.
Il 29 agosto 1883 si apre il processo contro i fratelli Amoroso, invischiati in una faida sanguinaria con la famiglia Badalamenti. L’accusa è pesante: nove omicidi, tra cui quello di Anna e del loro stesso fratello, Gaspare, un carabiniere, una macchia indelebile sull’onore della famiglia, una violazione del codice mafioso che meritava la morte.
La madre di Anna, Vincenza Cuticchia, vedova e consumata dal dolore, si costituisce parte civile nel processo, lanciando un grido straziante contro gli imputati:
«Scellerati, infami, vi succhiaste il sangue di mia figlia!».
Il processo infiamma l’opinione pubblica, catturando l’attenzione della stampa italiana e internazionale. A difendere gli Amoroso si presentano due deputati, Valentino Caminneci e Raffaele Palizzolo, quest’ultimo destinato a essere implicato nell’omicidio Notarbartolo.
Le testimonianze di alcuni mafiosi, spezzando il muro dell’omertà, conducono a nove condanne a morte e diverse pene detentive. Ma il corpo di Anna resta un fantasma, un ricordo imprigionato nel silenzio della terra.
La memoria, un fiore che non appassisce. Per noi, Anna ha un diritto inviolabile al ricordo, un diritto che restituisce dignità a ogni nome, una promessa solenne che non dimenticheremo la sua storia, i suoi progetti, i suoi sogni interrotti, facendoli vivere nel nostro impegno quotidiano, come un pungolo vitale contro l’oblio e l’ingiustizia.
