Curiosità Siciliane

Il re impotente e le “milinciane ammuttunate”

Oggi ti racconto una storia molto particolare. C’era una volta a Palermo un re giovane e bello, molto ambito dalle giovani fanciulle. Nonostante la vasta possibilità di scelta, il re, un giorno, s’innamoro di una bellissima ragazza di borgata, che però aveva una sorella cattiva ed invidiosa.

Quest’ultima era segretamente innamorata del re e alla notizia delle nozze della sorella, decise di lanciare sui due un potente maleficio per tutta la vita. Si presentò alle nozze e puntando il suo bastone sugli sposi disse «Che tu non possa avere erede alcuno». Lo stupore della sorella dopo aver sentito quelle parole, fece adirare il re che  condannò all’esilio la strega .

Passarono i giorni ed il re non ebbe più la forza di reggersi in piedi. Si trasformò da forte e virile ad apatico e senza voglia di vivere. Il Sacerdote di corte gli diede il consiglio di lasciare la moglie per spezzare la maledizione. Il regno aveva bisogna di un erede. Il re era  innamorato della sua donna e per evitare che potesse pensar di scappare  per salvare il marito, la fece rinchiudere dentro una torre sorvegliata a vista giorno e notte.

Distrutto dalla situazione il re smise di mangiare e nessun cuoco di Corte riuscì a risolvere il suo vuoto culinario. In modo del tutto inaspettato, un giorno si presentò a Palermo uno strano personaggio vestito secondo la foggia araba. Costui si presentò come un potente mago  e cuoco in grado di spezzare il maleficio. Il mago però in cambio della guarigione pretese di prendere in sposa la moglie del re. Quest’ultimo inizialmente rifiutò, ma dopo la minaccia di suicidio dell’amata donna decise di cedere pur di salvare il  regno e di vedere viva anche se lontana la sua Donna.

Il mago buttò tutti fuori dalle cucine tranne un giovane servo che si nascose per spiare. Egli prese dalla sua borsa dei strani ortaggi, le melanzane che per la prima volta arrivarono a Palermo e si mise a praticare dei tagli sugli ortaggi per creare delle specie di sacche nella quale inserire, aglio, formaggio e menta che venivano spinti dentro (cdd. ammuttunati). Il re, inizialmente, non voleva mangiare, poi ci prese gusto e finì tutto il piatto e la sua virilità fu salva. Una volta guarito il re volle tornare dalla sua donna, ma quest’ultima assaggiò il piatto preparato dal mago e con un potente maleficio se ne innamorò, dimenticandosi del suo re.

La morale di questa storia in realtà non è che tu sia il re o il mago e fare scelte difficili e furbe pur di avere la botte piena e la moglie ubriaca, l’importante è che ti mangi le milinciani ammuttunati.

 

Andrea Barbaro Galizia

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