La Torre dell’Orologio di Canicattì
Settembre 12, 2022
Ci troviamo nella città dell’Uva Italia e del giudice Livatino, Canicattì, in provincia di Agrigento, per raccontarti la storia della torre dell’Orologio di Canicattì.
Prima di giungere al 1932, data di costruzione dell’attuale (esistente) Torre dell’Orologio di Canicattì, è opportuno rivolgere lo sguardo agli eventi storici antecedenti a tale importante risultato. Si narra che, proprio nel medesimo luogo in cui quest’ultima è collocata, sin dalla fondazione di Canicattì sorgeva una torre con caratteristiche assai similari. Essa venne restaurata nel 1766 e rasa al suolo, in quanto pericolante, nel 1929.
Si sostiene si trattasse della torre campanaria collocata nelle adiacenze della storica Chiesa Matrice, in prossimità del luogo in cui era posto l’antichissimo Castello. Secondo una secolare leggenda proprio nella suddetta torre fu imprigionato un barone ostile alla corona (il cui nome dovrebbe essere Luca Formoso). Quest’ultimo, ai tempi del re Martino di Aragona, si rese responsabile del delitto di fellonia. Quest’antichissima opera architettonica, abbattuta e ricostruita proprio durante il ventennio fascista, ha rappresentato, e tutt’ora rappresenta, uno dei simboli più importanti per l’intera collettività.
Tale peculiare campanile senza chiesa veniva comunemente denominato dagli abitanti della zona come “l’Orologiu di Canicattì”. Proprio così che Peppi Paci lo chiamò nella sua meravigliosa lirica “Sona lu campanuni” dedicata alla storia ed al valore che ha assunto per i canicattinesi.
Nella lirica citata, con le parole:
“na turri di ottu canni ca si vidia di tutti banni”
si mette prima facie in risalto la posizione strategica nella quale era collocata la suddetta torre. Essa era posta in alto nel cuore del paese e facilmente visibile da tutti.
Da tale opera – dedicata alla vecchia torre nata con la città (la cui costruzione si colloca verosimilmente nel Cinquecento) e messa in stampa proprio nell’anno in cui si costruì la nuova torre. Si riesce da subito a cogliere l’importante funzione che tale simbolo ha rivestito in passato. Infatti, il poeta nell’affermare che:
“pi lu viddanu, di bon matinu, sunava puru lu risbiglianinu” e “quannu c’era festa o fistuni, sunava allegru lu campanuni”
evidenzia come era “l’Orologiu” a scandire gli eventi più importanti dell’intera comunità canicattinese. La stessa lirica si conclude rappresentando l’amarezza dei cittadini una volta appresa la notizia della necessaria demolizione della Torre dell’Orologio. A cui fa seguito l’avvio di progetti per la sua nuova costruzione.
Proprio a tal proposito, nel 1929 il podestà Antonio Curcio affidò a tre professionisti l’incarico di redigere un progetto per la costruzione della nuova torre.
Il progetto dal titolo “Città di Canicattì – Orologio pubblico – Costruzione in cemento armato”, proposto dal geometra Diego Di Caro era caratterizzato da un grande fascio di forma cilindrica con evidenti richiami al fascismo.
Invece, Il progetto dal titolo “Torre Littoria – Pubblico orologio di Canicattì – Monumento dedicato per il plebiscito fascista”, redatto dall’architetto Serafino Tavella, non presentava simboli riferibili all’antico regime.
Alla fine si preferì il progetto presentato dall’ ingegnere Luigi Portalone. L’ingegnere nelle vesti di direttore dei lavori, ultimò la costruzione in poco più di due anni per una spesa complessiva di lire 66.000.
Nell’attuale nuova costruzione vi sono due antichissime campane appartenenti alla vecchia torre. Queste furono donate dal barone Giacomo II Bonanno e dal figlio Filippo III Bonanno (barone di Canicattì e Principe di Roccafiorita) nel XVII secolo.
Nella campana maggiore Giacomo II fece incidere una significativa frase in latino:
“ut mensura temporis honorum annorum sit in auspicium” la quale, tradotta letteralmente, significa “che la misurazione del tempo sia augurio di buoni anni”.
E per molti anni la Torre Civica, dotata di una moderna macchina dell’orologio, era considerata un punto di riferimento per la misurazione dello scorrere incessante del tempo nella città dell’Uva Italia.
Infatti, la Torre dell’Orologio aveva in programmazione tre sirene al giorno. Queste avvenivano rispettivamente alle sette del mattino (orario di inizio lavoro), alle dodici ed alle diciassette (orario di fine lavoro), con l’alternarsi dei vari rintocchi delle due campane. In particolare la campana maggiore suonava tante volte quante erano il numero di ore da indicare, mentre la campana minore suonava ogni quindici minuti.
Sulla stessa linea d’onda si è posta recentissimamente l’amministrazione comunale. Si è posto lo scopo di valorizzare tale importante simbolo, nel gennaio del 2018, avviando i lavori di ristrutturazione. Questi si conclusero con il risultato di aver riportato il monumento allo stato originario, così come previsto dal parere della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Agrigento.
Tuttavia, ormai, da diversi anni le campane hanno smesso di suonare e la macchina dell’orologio di scandire i momenti più importanti della giornata. Questo silenzio delude le aspettative di molti canicattinesi che, come lo scrittore Peppi Paci, vorrebbero sentire le antiche campane donate dai Bonanno suonare con allegria portando augurio alla città.