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Palazzo Ajutamicristo, Palermo - Rubrica Sicilia

Architettura Siciliana, Palazzi Storici

Palazzo Ajutamicristo, Palermo

Il Palazzo Ajutamicristo è un Palazzo situato nella bella Palermo, fortemente voluto dal barone di Misilmeri e Calatafimi, il banchiere Guglielmo Ajuatamicristo. Questi si arricchì nel giro di qualche decennio con il commercio di formaggi e di cereali siciliani. Desideroso di costruire un ́abitazione maestosa che potesse rappresentare la sua ricchezza, si rivolse al noto architetto Matteo Carnilivari. L’opera fu realizzata tra il 1490 ed il 1495 però il progetto fu condotto a termine solo in parte curando soprattutto la parte interna.

Palazzo Ajutamicristo
Foto instagram di Shadi Anna (its.shanna_)

Nel 1588 il palazzo e il suo giardino passarono nelle mani dei Moncada, Principi di Paternò. Nell ́800 i Moncada vendettero il Palazzo alle famiglie Calefati di Canalotti e Tasca d ́Almeria. A tutt’oggi la famiglia Calefati detiene la sua parte di proprietà, mentre l’altra metà l’acquistò la Regione Siciliana. Dopo i rimaneggiamenti seicenteschi, con le conseguenti aggiunte barocche che ne snaturarono l’aspetto, il palazzo si avviò verso una fase di declino. Il palazzo si mostra nel ventunesimo secolo come uno splendido edificio in stile gotico-catalano con balconi e portale barocchi, dovuto ai successivi proprietari, e un loggiato a doppio ordine interno con un vasto giardino.

L’ingresso originario consiste in un portale ad arco policentrico con ghiera a bastone su fasci di colonnine. Esso si incastra in un sistema complesso di cornici aggettanti che si congiungono formando un rombo nel quale è possibile ammirare lo stemma della famiglia degli Ajutamicristo.

Palazzo Ajutamicristo
Foto instagram di Maria S. Varela (mariasvarela)

A parte il portone ad arco gotico-ribassato, vi è possibile ammirare gli elementi più caratteristici dello stile tardo-aragonese regnicolo. Tra questi vi sono piccole finestre catalane (forse si trattava di buchette). Infine in corrispondenza del piano nobile che dà sulla strada vi è un porticato a sesto acuto di tre archi coronati da due rombi.

Probabilmente questa parte del palazzo finiva col piano nobile, ed era coronato da un tetto a falde, nel ventunesimo secolo al di sopra del piano nobile e delle tre arcate si nota l’aggiunta seicentesca di un secondo piano sprovvisto di tetto, con tre finestre rettangolari. Anche nella facciata che dà sul cortile è possibile notare le aggiunte arbitrarie dei secoli successivi che fanno perdere parte del fascino e dell’ammirazione che il palazzo meriterebbe. La facciata che originariamente dava ai giardini risulta fortemente alterata e austera. Residui di calce e intonaco suggeriscono che con ogni probabilità quest’ala del palazzo fu stuccata nei secoli successivi alterando la levigata pietra viva tufacea.

Il Palazzo Ajutamicristo è un libro di storia a cielo aperto e tu lo hai mai visto?

 

Aldo Pilato

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