La Rete Ferroviaria prima e dopo l’Unità d’Italia
Maggio 29, 2023
Finalmente è legge. Arriverà il ponte sullo stretto, facilitando il trasporto automobilistico e la rete ferroviaria, ma nel meridione gli investimenti nei trasporti ferroviari si sono ridotti drasticamente dopo l’Unità d’Italia. Prima della seconda guerra mondiale al sud c’erano 8.871 km di linea ferroviaria, mentre al nord c’erano 7958 km di linea ferroviaria.
La storia delle ferrovie in Italia ebbe proprio inizio nel Regno delle Due Sicilie borbonico con l’apertura di un breve tratto di linea ai piedi del Vesuvio. La Napoli-Portici era di poco più di sette chilometri.
Il primo tronco ferroviario, inaugurato il 3 ottobre 1839 dal re Ferdinando II di Borbone, era costruito a doppio binario da Napoli a Granatello di Portici (km 7,640). Nel 1942, la ferrovia raggiungeva Castellammare di Stabia. Nel 1843 si aggiunge il tratto Napoli-Caserta. Un anno dopo Pompei e Nocera, ma lo sviluppo successivo si fermò, a Nord, a Sparanise e, al Sud, vicino Salerno fino all’unità.
Negli anni successivi il governo borbonico aveva rilasciato numerose concessioni per il prolungamento della ferrovia verso lo Stato Pontificio con diverse diramazioni a ricoprire tutto il sud.
Oltre alla rete ferroviaria vi era un complesso industriale che alimentava lo sviluppo ferroviario come l’Opificio di Pietrarsa, nei pressi di Castel Nuovo. Anche la maggior parte della materia prima, il ferro, proveniva dalle Reali ferriere ed Officine di Mongiana, complesso industriale che era stato realizzato a Mongiana. Con circa 1500 operai, era uno dei principali poli siderurgici d’Europa.
A questa grande quantità di lavoro si accostava una scuola per macchinisti ferroviari e navali. Nel frattempo in pianura padana esisteva un’ossatura ferroviaria. Nel nord furono le esigenze militari e la necessità di collegarsi con il mare per il commercio via mare a sviluppare la struttura ferroviaria. Tutto ciò pressato dalle strategie di sviluppo del nord di Cavour e dalle pressioni geo-politiche da parte dell’impero austro-ungarico e del Granduca di Toscana.
Un’italia divisa, ancor prima di essere unita. Al nord il conte Cavour nutriva una grande ammirazione per il modello di costruzione delle ferrovie dell’Inghilterra. Nello Stato pontificio, Papa Gregorio XVI considerava il treno come uno strumento del diavolo, rallentando la realizzazione della rete ferroviaria. Nel Regno delle Due Sicilie, dopo la fase di avanguardia nella costruzione della rete e delle locomotive, non ci fu né la spinta militare, non avendo mire espansionistiche verso nord né quella commerciale. Il traffico marittimo continuava ad essere preferito per la posizione strategica rispetto al resto dell’Europa.
Negli anni il senso di Unità si è fatto sempre più forte. Ammontano ad oltre 190 miliardi gli investimenti di Fs in Italia nel periodo che comprende gli anni 2022-2031. Nel piano decennale sono previste circa 40mila assunzioni con ricavi nel 2031 in crescita a circa 22,5 miliardi di euro e l’EBITDA (Margine Operativo Lordo) a 3,9 miliardi. Gli investimenti e gli interventi previsti taglieranno i tempi di percorrenza sulle principali tratta ferroviarie. Ad esempio: Torino-Genova (da 1h e 40′ fino a circa 1h); Milano-Genova (da 1h e 30′ a circa 1h); Milano-Trieste (da 4h e 20′ a 3h e 50′); Napoli-Bari (da 3h e 35′ a 2h); Palermo-Catania (da 3h a 2h); Sassari-Cagliari (da 3h a 2h e 30′).