Feste Religiose

Maria SS. Della Visitazione, Enna

In questo secondo anno di privazioni siamo ancora chiamati all’essenziale delle feste religiose, privandoci delle caratteristiche più emozionanti, umane e folkloriche dei riti: le processioni. Compiamo allora un viaggio alla ricerca di Maria SS Della Visitazione, Patrona del Popolo Ennese, una delle più caratteristiche realtà festive dell’isola.

Foto di Esther D. Photography
https://www.facebook.com/estherdphotography  

La festa di Maria SS Della Visitazione è, assieme ai riti della settimana santa, l’evento religioso più importante del capoluogo ereo. Si tiene il 2 luglio, data che la Chiesa ha concesso alla città per i festeggiamenti nonostante Maria SS Della Visitazione sia celebrata in un altro giorno dopo la riforma del calendario ecclesiastico. La festa e soprattutto la processione della Madonna in diversi tratti risentono ancora dei lasciti della religione pagana. In particolar modo del culto di Cerere, Dea delle Messi, particolarmente venerata in città.

Anche la Madonna della Visitazione, comunemente detta “A Madonna do du lugliu” ha delle attinenze con il mondo agricolo e dei contadini: secondo la leggenda tramandata di padre in figlio la statua pregiata di Maria fu realizzata a Venezia e acquistata dagli ennesi nel 1412. Da lì partì su un veliero alle volte della Sicilia. La nave naufragò nei pressi di Capo Spartivento e si arenò vicino al porto di Messina. Dopo una serie di miracoli e peripezie i messinesi restituirono il simulacro che venne trasportato su un carro fin nelle vicinanze di Enna. Qui, però, nobili ed ecclesiastici ennesi che si erano offerti di portare a spalla il fercolo, per devozione alla Madonna, non riuscirono a sostenerne l’enorme peso. Giunti in aiuto i contadini che lavoravano nella campagne vicine, scalzi e con una bianca camicia indosso, questi riuscirono, invece, a sollevare il simulacro e a condurlo a spalla fino al santuario della Madonna della Visitazione dove fu collocata il 29 giugno 1412. È in ricordo di questo episodio che, per tradizione, fin dal 1413, la statua viene esposta alla venerazione dei fedeli il 29 Giugno e portata in processione, a spalla, da contadini e agricoltori scalzi che indossano una veste bianca. Essi sono chiamati “Nudi”.

Foto di Francesco Luca Ballarò

La Nave d’Oro, comunamente chiamata da tutti “a ‘vara”, fu realizzata nel biennio 1588-1589 dallo scultore napoletano Scipione di Guido. Quest’ultimo autore per altro di diversi fercoli processionali siciliani tra cui quello assai simile di San Giacomo Apostolo a Caltagirone. Il fercolo, che fu poi dipinto e smaltato da Leonardo Lupo nel giugno del 1600, presenta tre coppie di angeli, o cariatidi, a destra e sinistra su cui poggia la volta tutta adorna di motivi floreali e putti musici. La volta interna della ‘vara richiama quella celeste con il suo vivace color blu e le stelle a decoro, su cui svetta la raffigurazione della SS. Trinità benedicente.

Così cara alla devozione ennese la Nave d’Oro attira gli sguardi di grandi e piccini ed invita ciascuno a puntare lo sguardo sulla Madonna riccamente ornata e posta al suo interno. Questa è famosa per il suo peso, per il suo incedere a fatica tra le ali di folla. Il suo inclinarsi sui portatori stremati, il suo dimenarsi tra i vicoli, le sue pericolose manovre e le sue corse. La Nave d’oro rappresenta la “nuova arca” che porta l’Alleanza Nuova nel mondo, come fece Maria difatti con Elisabetta.

La Madonna è interamente ricoperta, durante la processione, di ori ex- voto e gemme preziose, sormontata da una corona di pregevolissima oreficeria siciliana datata 1652-1653.
Il peso stimato del fercolo d’orato e della Madonna ricolma di ori è stimato tra i 1900-2000 kg. Essa viene portata interamente a spalla da più di cento confrati a piedi scalzi. La processione della Nave d’Oro inizia alle 19 in punto del 2 Luglio, giorno di festa, dopo una giornata dedicata a funzioni religiose. Essa è aperta dallo sparo di 101 colpi a cannone. Una costante della processione, oltre alle “vrame” grida dei confrati, sono gli spari di moschetteria o in dialetto ennese “a Sarbiata” durante tutto il tragitto della solenne processione.

La seconda parte del viaggio è la più difficoltosa. La processione non segue i viali moderni del quartiere Monte che portano a Montesalvo, bensì l’antica, stretta e tortuosa via Mercato “‘a calata da Batiedda”, uno dei più profondi momenti della processione. Qui un tempo avveniva l’omaggio cantato. Adesso sono i confrati stessi ad intonare i versi della coroncina in un’atmosfera davvero molto commovente e suggestiva. La strada strettissima, la folla che riempie i posti più impensabili pur di assistere alla discesa, la ressa dei confrati, già stanchi e stretti attorno alla Nave D’oro che sembra essere ancora più splendente.

 

 

Il momento topico di tutti i festeggiamenti patronali, quello più spettacolare e carico di genuina devozione, quello in cui tutta la comunità cittadina si riversa è quello che presenta un luogo per eccellenza della Patrona: la salita di Montesalvo. È il luogo dove il tragitto processionale si fa ripido, dove la stanchezza prende il sopravvento, dove la calca e la ressa sono impressionanti, dove avverti ancora di più l’amore degli ennesi per la santa Patrona. Tutto inizia con due “sarbiate”, le più forti e prolungate, quelle che la Madonna deve sentire quale omaggio degli ennesi, ma soprattutto degli abitanti della zona come accoglienza e benvenuto, ringraziamento per la sua visita.

Foto di Esther D. Photography
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La tradizione vuole che gli ignudi si fermino durante lo sparo in entrambi i punti. Ciò rende difficoltoso sia mantenere l’equilibrio della pesantissima vara, sia riprendere il passo. Lungo tutta la salita la gente si dà appuntamento e attende la processione per prendere i posti migliori da cui vedere la Nave d’Oro. I bambini quasi impauriti si stringono ai loro genitori con le orecchie tappate dalle mani per non sentire le assordanti “sarbe”. Spaventati da tanta confusione e con le lacrime agli occhi, presi dall’emozione, nel vedere lo sforzo immane dei nudi che, grondanti sudore e rossi in volto, urlano quasi senza più voce avanzando.

La Nave d’Oro procede, si ferma e barcolla, inclinandosi da un lato e poi dall’altro, sembrando quasi gettarsi sulla folla ammassata. Alcuni pregano, altri piangono vedendo il trionfo della statua della Madonna che, riempita di ori e gemme preziose, luccica ai raggi del sole che si prepara a tramontare. Lo sguardo dei presenti è rivolto ai “Nudi”: stretti, ammassati, quasi schiacciati l’un l’altro, rauchi. C’è chi talmente risulta piegato da toccare quasi con le ginocchia terra. Chi stremato si abbandona alla stretta degli altri confrati che lo trascinano su per la salita. E poi ci sono quelli che, proprio in questi momenti, escono tutta la loro forza e, tra urla, spintoni, gesti carichi di profondo pathos e trasporto permettono al fercolo di raddrizzarsi e continuare la salita.

Fa da sfondo a questo groviglio di corpi, voci, urla, movimenti la banda musicale che proprio in questo pezzo della processione esegue la marcia “Parata d’Eroi”, la marcia dell’esercito italiano che, con il suo tono solenne, ritmato e trionfale infonde coraggio e ritmo ai confrati che, seguendo il suono dei piatti, dei tamburi e delle trombe, scandiscono il movimento della Nave d’Oro.

Foto di Esther D. Photography
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Ed è in questo luogo che il simulacro di Maria appare più splendido, lucente, di bellezza nel volto. Sembra essere ancora più bello. Sembra parlare a ciascuno, mentre il manto che si apre per via del vento sembra accogliere le richieste di ciascuno dei presenti. La statua di Maria SS Della Visitazione sembra danzare sulla folla, sembra esprimere, con il suo movimento, tutta la gioia che provò quando vide Elisabetta. I colpi a cannone e le campane a festa annunciano l’incontro tra la Madonna e i simulacri di Zaccaria ed Elisabetta che accompagnano i nudi da metà salita sino alla chiesa, sotto il cui portone giunge, tra gli applausi dei devoti, dei fedeli e dei turisti, il dorato fercolo della Madonna.

La serata prosegue con i fuochi artificiali e concerti di musica leggera. Caratteristici della festa sono i “Mastazzola” dolci tipici ennesi di vino cotto e miele con impresse le lettere “M- N”, Maria di Nazareth. Due settimane dopo circa avviene il rientro della Madonna in duomo con la processione della “Madonna a Muntata”. Essa percorre, in un altro giro, la città sino alla Chiesa Madre, dove Maria rimane esposta sino alla domenica successiva, chiusura dei festeggiamenti.

E tu ? Hai mai partecipato alle accorate “vrame” dei confrati? Raccontaci la tua!

 

Francesco Luca Ballarò

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