Palazzo Galletti, San Cataldo
Dicembre 3, 2022
Oggi ti racconto la storia del Palazzo Galletti sito a San cataldo, nel centro della Sicilia. Il primo castello dei baroni Galletti era sito in una collinetta denominata sino a poco tempo fa “quartiere Forca”. Di esso rimaneva nel 1836, solo quanto riportato in un testo:
“un pian terreno ad uso di baglio, un’appartamento di nove stanze fatte in rustico e coperte da dammusi e tegole con tre finestre ed un balcone, avente nell’entrata grande tre officine, che servono attualmente per uso di carceri di detto Comune. Più due botteghe aggregate a detto Palazzo, una stanza terrana per uso di Bigliardo, e altre parti diroccate, ed inabitabili”.
Agli inizi del secolo XVIII il principe Giuseppe Galletti e De Gregorio iniziava nel Piano del Palazzo (oggi Piazza Crispi) la costruzione di un secondo palazzo-castello, con una pianta ottagonale; purtroppo la costruzione restò nella fase iniziale per la morte del principe avvenuta il 7 novembre 1751. Gli eredi non continuarono i lavori.
Il pronipote Nicolò Galletti e Platamone, riprendendo l’idea della costruzione di un nuovo palazzo castello, attratto dalla bellezza di uno spuntone di roccia che si affacciava sullo stradone della Piazza, commissionò ad un architetto palermitano. il quale progettò e costruì la Villa San Cataldo di Bagheria, il progetto del nuovo palazzo-castello. Quest’ultimo ebbe lo stesso stile neogotico della Villa di Bagheria. Nel centro del giardino si ergeva un busto in marmo del primo Principe di Fiumesalato Don Vincenzo Galletti e Napoli, figlio del primo Marchese di San Cataldo, poi rimosso e installato nella scala dei nobili del palazzo a Palermo, del Principe Nicolò Galletti e Platamone.
Nel 1925 l’Amministrazione Straordinaria del Comune di San Cataldo, presieduta dal Commissario Prefettizio Avv. Pasquale Baglio, propose l’acquisto del Palazzo del Principe per trasformarlo in residenza municipale, ma il commissario rifiutò. L’acquistò, invece, il sig. Antonino Salamone, che vi operò delle trasformazioni. Successivamente il palazzo passò in proprietà al prof. Sebastiano Asaro ed ad altri. Il palazzo cambiò definitivamente, anche esteriormente, perdendo la sua struttura originale.
“Nicolò Galletti nel partirsi da Pisa, attaccò nel suo palagio un gallo spennato con questo motto di sotto: chi non farà come fo’ io, sarà spennato come il gallo mio. Nacque da lui Lancellotto che sposò Vilolanta de Jaen, la quale gli recò in dote il castello e la baronia di Fiumesalato”. un accenno nell’opera del Mugnos.
Chissà quale sarà la fine di quel gioiello della storia sancataldese e dell’intera Sicilia?