Il Pane più buono 2026 è Siciliano
Giugno 24, 2025

C’è un forno, a Milazzo, che profuma di passato. Qui c’è il pane più buono 2026, dal sapore tutto particolare. Non solo di crosta appena sfornata, ma di storie, gesti antichi, terra viva. Si chiama Frangipane – Forno e Cucina, e dentro c’è Antonio Palana, un ex ferroviere che ha lasciato i binari dell’orario fisso per impastare tempo, lentezza e senso.

È il suo il Pane dell’Anno 2026, secondo la Guida Pane e Panettieri d’Italia di Gambero Rosso. Un premio che non parla solo di gusto, ma di una visione: quella che trasforma una pagnotta in atto agricolo, politico, ambientale. E profondamente siciliano.
La pubblicazione enogastronomica prevede in totale la recensione di 614 panifici della penisola con un aumento, rispetto alla precedente edizione, delle panetterie premiate con i Tre Pani (massimo riconoscimento considerando materia prima, lavorazione e concept) che passano a 65. In testa alla classifica i Tre Pani il Piemonte (10 esercizi premiati, di cui 1 new entry). Seguono la Lombardia (9) e il Lazio (8).
A Milazzo, invece dentro quel forno si cuoce la memoria. Quella dei nonni che impastavano col lievito madre “regalato” da una vicina. Quella delle madri che, con pochi ingredienti e mani veloci, sfamavano tutti. Ma anche la memoria dei campi: grani antichi, filiera corta, niente additivi. Ogni impasto è un atto di cura verso la terra e chi la lavora.

Palana non ha scelto farine comode. Ha scelto farine vere, vive. Ha scelto la fermentazione lenta, il recupero di antiche varietà, il rispetto dei cicli naturali. Ogni pagnotta è un patto con l’ambiente. È un pane che non fa rumore, ma lascia traccia.
Fuori dal forno, intorno, c’è una Sicilia che vuole tornare a essere madre e non solo matrigna. Che vuole restituire dignità alla fatica contadina. Che dice no alla corsa del “tutto e subito”, per dire sì a un’altra economia: più umana, più locale, più pulita.
E forse è questo il punto. Il pane di Frangipane è buono, sì. Ma soprattutto è giusto. Fa bene alla salute, alla terra, alla memoria. Racconta un modo diverso di stare al mondo: più lento, più consapevole, più vero.
E allora mangiando il pane più buono 2026, vien da chiedersi:
cos’altro, nella nostra quotidianità, può diventare strumento di rivoluzione silenziosa come questo pane?
Forse tutto. Basta avere il coraggio di impastarlo.