Teocrito: poeta strangolato o suicidato?
Dicembre 11, 2024
Nel firmamento della letteratura ellenica del III secolo avanti Cristo, brilla la stella di Teocrito, la cui esistenza si colloca approssimativamente tra il 300 e il 260 a.C. Questo insigne versificatore è universalmente riconosciuto come il progenitore del genere bucolico, una forma poetica che tesse lodi alla semplicità della vita agreste e alla maestosità del mondo naturale.
La sua penna ha saputo catturare l’essenza della campagna, trasformando la quotidianità dei pastori e la bellezza incontaminata dei paesaggi in versi di squisita fattura. L’eredità di Teocrito si è rivelata così influente da plasmare secoli di produzione letteraria, ispirando generazioni di poeti a volgere lo sguardo verso l’idilliaca serenità della vita rurale.
Nacque a Siracusa, in Sicilia. Egli era follemente ossessionato dalla satira da non prendere in considerazione le conseguenze. Oggi Teocrito sarebbe come Crozza, un comico che con intelligenza e finezza prende di mira i politici di turno.
Poco note sono le notizie sulla sua infanzia ed adolescenza. Sappiamo che riuscì ad entrare nelle grazie del tiranno Gerone, figlio illegittimo del nobile Ierocle e discendente di Gelone, tiranno di Siracusa del V secolo a.C.
È famoso per i suoi “Idilli”, una raccolta di poemi brevi che descrivono scene di vita rurale e mitologica. In uno di questi, Idillio XVI tesse le lodi di Gerone per ingraziarsene i favori.
Teocrito aveva sete di conoscenza. Viaggiò tantissimo fino ai confini del mondo. Il suo peregrinare lo condusse infine ad Alessandria, cuore pulsante del mondo ellenistico. Qui, la sua fama lo precedette, attirando l’attenzione di un illustre estimatore: Tolomeo II Filadelfo, sovrano d’Egitto. Discendente diretto di Tolomeo I e Berenice, questo monarca si distingueva per la sua indole pacifica e per il suo fervente patrocinio delle arti e del sapere. La corte tolemaica, sotto il suo illuminato governo, si era trasformata in un faro di cultura, attirando intellettuali e artisti da ogni angolo del Mediterraneo. Teocrito divenne presto il suo mecenate.
Alessandria, in quell’epoca, era teatro di un fervente fermento intellettuale. La città si trovava divisa tra due correnti di pensiero letterario: da una parte, i tradizionalisti, strenui difensori dell’epica omerica; dall’altra, gli innovatori, tra cui spiccava Teocrito, promotori di una visione rivoluzionaria della letteratura e della poesia. Questo acceso confronto culturale animava i circoli letterari alessandrini, delineando un panorama artistico in piena evoluzione.
Il suo stile poetico influenzò le letterature successive, soprattutto poeti romani come Virgilio. Inoltre, Teocrito è noto per aver introdotto il dialetto dorico nella poesia greca. La sua morte resta un’incognita. Le fonti storiche non forniscono dettagli chiari su questo aspetto della sua vita.
In Sicilia portò il Mimo, con scenette che ironizzavano sull’ambiente Borghese. Era diventato una star del tempo fino a quando una volta prese in giro il figlio di Gerone di Siracusa e iniziò ad ironizzare anche sulla sua famiglia. Probabilmente si pensa sia stato strangolato.
Il suo Coraggio e la sua Ironia divennero leggenda. Anche Ovidio parlò di lui:
Teocrito siracusano, poeta che parlò male di Giove e di Diana, impazzì al punto che impiccarsi volle”.
e della sua morte ne parlò nell‘Ibis:
“Come al poeta siracusano è stata serrata la gola, così alla tua anima, con un laccio, sia chiusa la via”.
La sua morte resta un mistero della storia, probabilmente non si impiccò ma fu costretto a mettersi un cappio al collo per l’accusa di vilipendio. Tu cosa ne pensi?