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“Vitti na crozza”, canzone della morte - Curiosità Siciliane - Rubrica Sicilia

Curiosità Siciliane

“Vitti na crozza”, canzone della morte

“Vitti na crozza” la conoscete? È una canzone popolare siciliana che non ha certamente bisogno di presentazioni, tutti i siciliani si sono scoperti a canticchiarla almeno una volta nella vita.

Ma secondo voi “Vitti na crozza” è una canzone allegra? Be’ visto il ritmo travolgente e popolare, molti non avrebbero dubbi nel rispondere: “Certo che è una canzone allegra! (E trallaleru lalleru lalleru lallà)! Be’ dobbiamo dirvi la verità, ci dispiace deludervi, ma in realtà “Vitti na crozza” è una canzone che parla di morte. Eh sì, avete capito bene, di morte!
Della famosissima canzone siciliana esistono più versioni. In realtà la differenza sta solamente nella variazione di qualche termine e nella presenza o meno dell’ultima strofa, che nella versione originaria sembra non esserci.

 

 

Eccovi dunque il testo.

Vitti na crozza supra nu cannuni

(Ho visto un teschio sopra un cannone)
fui curiuso e ci vosi spiare

(incuriosito ho voluto chiedergli)
idda m’arrispunniu “un gran duluri

(lui mi ha risposto “è un gran dolore)
muriri senza un tocco di campani”

(morire senza suono di campane”)
[E trallaleru lalleru lalleru lalleru lalleru lalleru lallà e
trallaleru lalleru lalleru lalleru lalleru lalleru lallà]

Si nni eru si nni eru li me anni

(Se ne sono andati, se ne sono andati i miei anni)
si nni eru si nni eru un sacciu unni

(se ne sono andati e non so dove)
ora ca sugnu vecchio di ottant’anni

(ora che sono vecchio di ottant’anni)
chiamu la vita e morti m’arrispunni

(chiamo la vita e la morte mi risponde)
[E trallaleru lalleru lalleru lalleru lalleru lalleru lallà e
trallaleru lalleru lalleru lalleru lalleru lalleru lallà]

canti popolari siciliani
Cunzatimi cunzatimi stu letto

(Sistemati, sistematemi questo letto)
ca di li vermi su manciatu tuttu

(che i vermi mi stanno mangiando tutto)
si nun lu scuntu cca lu ma peccatu

(se non lo sconto qui il mio peccato)
lu scuntu allautra vita a chiantu ruttu

(lo sconto nell’altra vita con pianto ininterrotto)
[E trallaleru lalleru lalleru lalleru lalleru lalleru lallà e
trallaleru lalleru lalleru lalleru lalleru lalleru lallà]
C’è nu giardinu ammezu di lu mari

(C’è un giardino in mezzo al mare)
tuttu ntessutu di aranci e ciuri

(tutto ornato con arance e fiori)
tutti l’acceddi cci vannu a cantari

(tutti gli uccelli vanno a cantarci)
puru i sireni cci fannu all’amuri

(anche le sirene ci fanno l’amore)

[E trallaleru lalleru lalleru lalleru lalleru lalleru lallà e
trallaleru lalleru lalleru lalleru lalleru lalleru lallà]

Noi siamo rimasti davvero spiazzati dal contrasto tra le tematiche del testo: la morte, il peccato e il ritmo allegro e vitale della canzone. Voi cosa ne pensate? La farsa, la trattazione comica del tragico, non sono in fondo caratteristiche dell’essere siciliano?

 

Alice Crapanzano

4 comments on ““Vitti na crozza”, canzone della morte

Giovanni Basile

Cannuni non è da tradurre in cannone ma in ” torre” venivano chiamate così le torri d’ avvistamento. Il testo si riferisce alla testa mozza di un condannato a morte, lasciata appesa sulla torre, a monito per i passanti. U Cantuni potrebbe essere inteso come la grossa pietra, posta all’uscita delle miniere a cui le bestie, usate per trasportare i sacchi con lo zolfo, giravano attorno per completare il giro, scaricare e tornare giù in miniera.

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Alba Baeli

Sì, conosco questa canzone, l’ho imparata alle elementari, il ritornello invogliava a cantarla…

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Gio Giardina

Salve, in effetti il testo è nato per un contesto diverso ed era un “nenia” ovvero un canto di lamento tra i solfatari nella provincia di Agrigento..
Conosco personalmente il figlio del celibre autore Franco Li Causi..un mio attuale collega musicale..ho avuto il piacere di tenere il mano il testo originale dell’epoca e il 45 giri copia n1 a casa dei Li Causi..Grande emozione!

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Ho avuto l’onore ad Agrigento, dove viveva, di prendere lezioni di chitarra dal maestro Franco Li Causi, l’autore della musica di Vitti na Crozza. In quei tempi correva la causa, presso la SIAE , che poi vinse, per l’attribuzione della paternità della stessa. Fu uno dei primi pezzi che strimpellai sulla chitarra. Una cosa è certa, l’utulizzo della parola “cannone” rappresenta un madornale errore, molto comune, nel riportare il testo del pezzo che stravolge le tagedia narrata in quella che era una poesia poi musicata dal maestro agrigentino Li Causi: il cannone non c’entra assolutamente nulla ed è fuori contesto, il termine è invece “Cantuni- da cantoniera, angolo di una via, entrata di miniera. Si riferisce al divieto per cui i morti in miniera ,non erano degni di funerale. In breve il teschio di un minatore si lamenta di “moriri senza toccu di campani”.

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