Feste Religiose

Madonna di Capo d’Orlando

Capo d’Orlando, la perla del Tirreno, in provincia di Messina ha come emblema civico il santuario sul mare. Questo è il suo simbolo, assai conosciuto in Sicilia. Un simbolo che lascia, grazie alle superbe e meravigliose vedute, a bocca aperta i tanti turisti che si cimentano nella scalata del suo monte ogni anno.

Da lì infatti dal davanti è possibile avere uno sguardo sulla città Orlandina, così lunga e stretta sul litorale tirrenico; dal di dietro è invece possibile perdersi lungo le frastagliate battige della costa saracena, costellata da scogliere, macchia mediterranea incontaminata e superbi tramonti. E a corollario di questi panorami così famosi, che ispirarono poeti e cantanti, le isole Eolie con Lipari e Vulcano, la punta di Panarea, le piccole Alicudi e Filicudi e soprattutto Salina. Proprio qui, a Capo d’Orlando, colpì talmente Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ospite a Villa Piccolo, da dare il nome dell’isola ai famosi principi del Gattopardo.

Cosa c’entra tutto questo con le feste religiose, vi direte. C’entra e come! Questo è lo scrigno di un tesoro, il tesoro prezioso della città paladina: la piccola statua della sua Patrona, la Madonna di Capo d’Orlando.

Narra la leggenda, tramandata da generazioni di pescatori e gente di mare, che nel lontano 1598 la notte del 22 ottobre un pellegrino, probabilmente un frate o eremita, lasciò un sacchetto nel cortile del castello posto in cima al promontorio, di cui oggi è possibile scorgere dei resti. Un tempo il maniero era  utilizzato, vista la posizione, come torre spagnola d’avvistamento per le incursioni dei saraceni. Prima di dileguarsi il pellegrino suonò il corno che serviva proprio per avvisare dell’imminente incursione. I fratelli Raffa, guardiani del Castello, trovarono all’interno del sacchetto un piccolo simulacro della Madonna, assai piccolo, una statuetta che la rappresentava coronata e con il Bambino tra le braccia rivolto verso il dolce sguardo della Madre.

Il simulacro, alto poco più del palmo di una mano, venne condotto a Naso, cittadina posta sui colli sopra la borgata marinara da cui un tempo Capo d’Orlando dipendeva. Violenti anche se innocui calamità naturali avverse indussero a credere che la Madonnina dovesse tornare lì dove era stata rinvenuta. Ricondotta sul monte. Una successiva apparizione del frate, individuato come San Cono, Patrono di Naso, servì a disegnare in cima al promontorio il perimetro della Chiesa che doveva ospitare il simulacro.

L’anno successivo, proprio il 22 Ottobre, la Madonnina tornò nel suo luogo e proprio quel giorno si istituì la festa. La Festa di Maria SS. di Capo d’Orlando è diventata negli anni, a seguito anche dell’ingrandimento del centro città, un appuntamento importante non solo per Capo d’Orlando ma per tutti i centri limitrofi. Un evento non soltanto religioso, che culmina dopo nove giorni di preparazione con la solenne processione della piccola statuetta della Madonna dal monte sino al centro città.  Arricchito da eventi ludici e ricreativi collaterali, come la grande fiera sul lungomare, concerti e spettacoli artificiali.

La piccola statua della Madonna non è, però, l’originale cinquecentesca. La notte dell’11 dicembre 1925, il simulacro di Maria SS. viene trafugato da mani ignote. Inutili si rivelarono le indagini per risalire agli autori del furto. Così, per proseguire la devozione, fu realizzata una statuetta in argento, tuttora esposta nel Santuario.

La beata Vergine è rappresentata secondo l’iconografia precedente che, probabilmente, era una statuina ex-voto della Madonna di Trapani. Di fatto possiede le stesse fattezze e che è venerata anche in altre parti della provincia di Messina, come la vicina Tonnarella. La piccola Madonnina è rappresentata ritta, in piedi. Essa con il braccio sinistro regge il Bambino, e porge la destra al Figlio che accosta la sua mano al seno della Madre. Il suo volto è “particolarmente amabile”. Gli occhi non sono rivolti verso il Figlio, ma verso coloro che la contemplano. Sul capo indossa il velo. Questo velo, che le copre il volto e ricade sulle spalle, lascia scorrere i capelli che ornano il delicato volto della Madonna, lasciandole scoperta una parte del collo. In testa porta una corona.

Negli anni, sono stati tanti i prodigi attributi a Maria SS. di Capo d’Orlando, confermati dagli ex voto custoditi all’interno del Santuario. Tra questi le catene dei turchi che imprigionarono il Conte di Galati Placido Cottone e poi  “prodigiosamente” liberato, o come i quadri donati dai marinai salvati dalla tempesta.
La festa della Madonna di Capo d’Orlando è una festa di un popolo che riscopre se stesso e le sue radici. Un popolo che si mette in cammino sin dalle prime luci dell’alba per salire sul monte, metafora della vita terrena, e porsi in contatto con il Sacro, di cui Maria è da sempre grande mediatrice.

E tu? Sei mai salito sul monte della Madonnina? Sai quanti scalini ci sono? Raccontaci la tua esperienza!

 

Francesco Luca Ballarò

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