Flora Siciliana

Posidonia oceanica, l’erba di Nettuno

Oggi di parlo di un materiale di origine naturale, utilizzabile per la produzione di isolanti termo-acustici per l’abitazione. Esso viene offerto dall’ambiente marino e, precisa-mente, dalla Posidonia oceanica nota anche con il nome di erba di Nettuno.

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È caratterizzata da radici, come una pianta terrestre, e da foglie a forma di nastri che arrivano fino ad un metro di lunghezza e raggruppate a ciuffi da 6 o 7. Dà origine anche a frutti detti “olive di mare”. Questa pianta endemica, tipica del Mar Mediterraneo e della costiera australiana, è presente in formazioni al largo dei litorali costieri, costituendo la flora in cui le specie ittiche trovano riparo e il loro nutrimento indiretto. Si stima, infatti, che le foreste marine di Posidonia siano indispensabili alla vita del 25% della fauna ittica presente nel bacino del Mar Mediterraneo, dunque per un numero enorme di specie viventi.

Inoltre, la Posidonia oceanica riesce a fissare molta più anidrite carbonica rispetto alle foreste tropicali terrestri. In buona sostanza, tali organismi vegetali possono stoccare fino ad 83.000 tonnellate di CO2 per km2, quasi il triplo rispetto alle 30.000 tonnellate di un bosco terrestre. Le fibre di tale pianta, però, aggregate dall’attività delle onde, formano delle palline sferiche aventi colore marrone, dette egagropoli, dal diametro variabile da 20 a 100 mm.

Spesso queste palline, la cui consistenza ricorda quella del feltro, si depositano sulle spiagge della linea costiera secondo un arco temporale che va dall’autunno sino a primavera, vengono qui considerati come rifiuti solidi da smaltire. Inoltre la presenza di banchi di posidonia in decomposizione sulle spiagge indica la buona qualità delle acque marine.

Secondo la legge italiana, la posidonia in decomposizione possa essere riutilizzata previo compostaggio (D. Lgs. 29 aprile 2010 n. 75 “Riordino e revisione della disciplina in materia di fertilizzanti, a norma dell’articolo 13 della legge 7 luglio 2009, n. 88”). Infatti, tale accumulo rischierebbe di provocare alterazioni ambientali, così come di tipo igienico-sanitarie e di sovraccarico della rete fognaria. Ciò causerebbe un incremento dei costi gestionali a carico dei Comuni litoranei.

A dare una svolta e non considerarlo più come rifiuto, fu uno studio condotto dal Fraunhofer institute for Chemical Technology di Pfinztal, in Germania. Si occupò dell’uso dell’alga come uso bioedile ai fini della coibentazione dell’organismo edile. Il passaggio da rifiuto a materiale da costruzione non è semplice. Infatti è necessaria la rimozione della sabbia dalle palline di posidonia, le cui fibre poi si uniscono facilmente ad altre fibre, formando nuove composizioni. Ciò avviene anche durante i processi di lavorazione e posa in opera del materiale, causando dei problemi.

Come evidenziato dai ricercatori del centro ricerche Fraunhofer, l’utilizzo della Posidonia oceanica in ambito edilizio è giustificata da caratteristiche e proprietà, le principali sono:

  1. è un buon isolante termico;
  2. è completamente riciclabile: si calcola che la sua vita media sia di circa 150 anni, quindi la sua applicazione in campo edile è vantaggiosa per la sua durevolezza;
  3. è ignifuga, il che la rende altamente affidabile per l’applicazione e la sicurezza degli edifici;
  4. è resistente alla muffa, poiché è presente una percentuale di sale compresa tra lo 0,5 e il 2%, il che evita che marcisca;
  5. è in grado di assorbire vapore acqueo e successivamente rilasciarlo senza perdere capacità isolante, come spesso invece avviene quando si tratta di altri materiali isolanti.
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Tutte queste caratteristiche rendono non necessario l’uso di additivi chimici, con notevoli vantaggi per la salute dell’uomo e dell’ambiente: la posidonia è dunque anche atossica. Il Fraunhofer Institute for Building Physics di Holzkirchen ha evidenziato la grande capacità della posidonia disciolta di isolare gli edifici, mantenendoli caldi in inverno e freschi in estate, poiché ha una capacità di trattenere grandi quantitativi di calore (fino a circa 2502 J/kgK), superiori anche al legno e i suoi derivati.

Inoltre l’Eco–Institute di Colonia ha svolto delle indagini per confermare che si tratta di un materiale atossico e quindi impiegabile in ambienti in cui soggiornano persone soggette ad allergie. Il processo produttivo è rispettoso dell’ambiente, utilizzando poca energia. Le fibre di posidonia sono già commercializzate e trovano applicazione per l’isolamento tra le travi dei tetti a falde e nei muri. Gli istituti di ricerca si stanno impegnando per trovare nuove soluzioni. In tal modo si  vorrebbero offrire una gamma completa di prodotti isolanti (tetti, facciate, pareti interne, soffitti e seminterrati).

Lo sapevi quanto potesse essere utile questa pianta del mare?

 

Stefania Gentile

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