Feste Religiose

San Giovanni Battista, Ragusa

“Lu sa Pa’ San Zaccaria e la Sa Ma’ Santa Sabetta, Santa Sabetta è Santa ranni. W Diu e San Giuvanni”

“Ecco il santo più famoso presso tutti i popoli, il santo a cui parte la fantasia de’volghi, parte regioni etniche e parte regioni mitologiche han legato tanti usi, credenze e tradizioni d’ogni sorta quanti non ha nessun santo o più santi messi insieme”.

Così esordiva l’antropologo siciliano Giuseppe Pitrè nell’esporre la festa di San Giovanni Battista in Sicilia nel suo “Feste Religiose Siciliane”. Un santo che la tradizione popolare siciliana ha assai caro e che viene festeggiato con grandi onori in tanti centri della regione, tanto nella data della sua Solennità, il 24 Giugno in ricordo della sua Natività, quanto nel giorno della memoria del suo martirio il 29 Agosto, o festa meglio conosciuta come “San Giovanni Decollato” per via della tragica decollazione del santo. È in questa seconda data che, in particolar modo, il santo viene onorato dalla gente ragusana: San Giovanni Battista è infatti il patrono del capoluogo e della diocesi iblea.

Ricavata da un tronco di cipresso, la statua cinquecentesca del patrono viene presentata con fare solenne e austero nell’atto di ammonire i vizi e la corruzione di Erode o di chi ascoltava inviti alla conversione. Moniti rivolti quindi a chiunque incroci il suo sguardo solenne. La statua del santo, dal vivido colorito rosa carneo viene portata in processione al grido di “Patronu Viva” accompagnata dalla banda musicale per le strade iblee. Questo è un grande momento di fede, devozione e folklore: migliaia di fedeli, molti a piedi nudi, accompagnano la statua del Santo portando dei grossi ceri accesi per grazia ricevuta. Immagini suggestive soprattutto quando questi ceri fanno da corona alla grande statua sul pronao della meravigliosa cattedrale barocca di Ragusa. La grande processione del 29 Agosto è solitamente preceduta il 27 Agosto da un’altra processione del santo che dalla Cattedrale muove verso una parrocchia diversa ogni anno, ove rimane una sola notte per poi ritornare in cattedrale. Alla meravigliosa statua si affianca “L’arca santa” contenente preziose reliquie del Battista e di altri santi siciliani e non. Famosi, inoltre, i fuochi pirotecnici che concludono i festeggiamenti.

Rispettando antiche tradizioni culinarie, la festa del Battista è anche a tavola: vengono preparati gli «gnucchitti rausani», tipico piatto di pasta fresca fatta in casa con farina di semola dura e uova, realizzata con il “pettine” e i “fusi”, e preparata con brodo di pollo assieme al pollo ripieno.
Come per molti altri centri iblei e siculi, anche Ragusa fu palcoscenico della “Guerra dei Santi”, ovvero il campanilismo religioso dei comitati organizzativi di festività locali: le fazioni dei “sangiorgiari” e “sangiovannari” animarono infatti per secoli il centro ragusano. Nella fazione dei Sangiorgiari rientrava l’antica nobiltà mentre in quella dei Sangiovannari i borghesi, massari e contadini. I due santi rappresentarono due aspetti della vita: la fierezza del Cavaliere San Giorgio, patrono di Ibla, e l’umile estrazione del Battista, patrono di Ragusa, incarnarono rispettivamente i due aspetti della realtà ragusana per molto tempo: i nobili e il popolo.

Dopo il terribile terremoto del Val di Noto nel 1693 i sangiorgiari ricostruirono Ibla nell’antico sito con patrono il Martire Cavaliere, i sangiovannari insediarono il loro quartiere sulla spianata del Patru con patrono San Giovanni, porzione urbana rivolta verso le campagne, dove si trovava la maggior parte dei terreni.
Elemento ben tangibile di questa profonda rivalità è lo sfarzo delle due chiese che vennero costruite praticamente in contemporanea: i sangiorgiari chiamarono per l’edificazione del duomo di Ibla Rosario Gagliardi, architetto di Noto, uno dei protagonisti della ricostruzione barocca della Sicilia, il comitato sangiovannaro rispose con la nomina di uno dei più grandi decoratori di interni dell’epoca per la decorazione della volta, Carmelo Cultraro; il contrasto è ben visibile anche nella costruzione dei pregevoli organi, entrambi della ditta Serassi, o dei simulacri dei due santi patroni , quello di San Giorgio del Bagnasco, quello di San Giovanni del Licitra.

La diocesi e la curia ragusana hanno lavorato a lungo affinché potesse essere ricompattata l’annosa lacerazione popolare: per siglare questa unione negli ultimi decenni, qualche volta i due santi si sono incontrati. L’incontro dei simulacri, dei santi, la reverenza dell’uno all’altro ha permesso di veicolare dei messaggi importanti: l’uguaglianza sociale, il rispetto, l’accettazione legittima dell’avversario, visto per secoli come un vero e proprio nemico: San Giorgio è salito in cattedrale, mentre San Giovanni è sceso a Ibla un bonario campanilismo vive ancora, soprattutto quando, sotto le vare, ciascun comitato grida al proprio santo. Vrame di devozione, ma anche di appartenenza all’una o all’altra fazione, come quelle dei sangiovannari con il loro “Patronu Viva”. 

Avevi mai sentito parlare della rivalità tra sangiorgiari e sangiovannari a Ragusa?

Raccontaci un po’!

 

Francesco Luca Ballarò

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *