Feste Religiose

San Corrado Confalonieri, Noto

Al limitare della seconda decade di Febbraio il territorio del Val di Noto, Avola e la città netina in particolare, sono in festa per San Corrado Confalonieri, santo italico che nacque a Piacenza nel 1290 e che visse gran parte della sua vita in Sicilia.

San Corrado

Il motivo del suo spostamento è tramandato da una pia tradizione, la quale vuole che il santo avesse rinunciato alle sue ricchezze in seguito alla condanna di un uomo ingiustamente accusato di aver appiccato il fuoco a un bosco, causato invece dal nobile Corrado e dai suoi uomini intenti all’inseguimento di un grosso animale, durante una battuta di caccia. Corrado ammise, pentito, la colpa e, una volta risarciti i danni causati dall’incendio, da cui era miracolosamente scampato, ai contadini, decise di dedicare il resto della propria vita alla preghiera e alla penitenza: mentre la moglie scelse la vita claustrale, lui abbracciò il Terz’ordine Francescano e iniziò ramingo il suo viaggio per la penisola.

Giunto in Sicilia per predicare la fede di Cristo, scelse di vivere da eremita sul colle di Acre, ma, cacciato dagli abitanti del luogo, si stabilì vicino Noto antica, nella grotta dei Pizzoni, dove visse in solitudine, per circa venti anni. Poiché era piccola, secondo la leggenda, allargò quella grotta a spallate. Dopo una vita di intensa preghiera, di penitenza e di miracoli, la morte lo colse il 19 Febbraio del 1351, mentre le campane della città suonavano a festa senza che qualcuno le suonasse.

Nel luogo dove visse in eremitaggio fu costruito il Santuario di San Corrado, definito “Fuori le mura” proprio perché distante qualche km dal futuro centro cittadino ricostruito dopo il devastante terremoto del 1693. Il culto per san Corrado si diffuse in Sicilia nel 1515, quando papa Leone X permise che le reliquie del Santo fossero custodite in Cattedrale in un’urna d’argento per essere venerate dai fedeli.

L’antropologo Giuseppe Pitrè, nel suo “Feste Popolari Siciliane”, riporta alcuni aneddoti circa la disputa delle città di Noto e Avola per l’ottenimento delle spoglie del santo, essendo il luogo in cui morì “a giusto mezzo de’ due territori”.

Racconta Pitrè: “venutosi finalmente al compromesso di scegliere quattro individui di ciascuna delle due parti, e lasciare che gli uni e gli altri si provassero a trasportare il feretro per lasciarsi a chi meglio riuscisse nel cimento, gli Avolesi, cui la sorte toccò in prima, nol poterono con ogni sforzo smuovere da terra, mentre poi divenne leggerissimo appena vi posero mano i quattro Netini”: il santo scelse Noto.

E Noto ogni anno omaggia il Santo: la prima processione dedicata al Santo ebbe luogo nell’agosto del 1525. Successivamente, nel 1643, il consiglio civico lo elesse suo protettore e patrono.

La meravigliosa città barocca di Noto festeggia il suo santo patrono due volte l’anno, con quattro sontuose e caratteristiche processioni: le prime due a Febbraio, nel giorno del Dies Natalis del Santo, il 19 Febbraio e nel giorno dell’Ottava, l’altra processione invece l’ultima Domenica di Agosto con l’ottava la prima di Settembre, a ricordo della sua canonizzazione. Il cuore dei festeggiamenti e delle processioni è la pregiatissima urna d’argento, opera di oreficeria siciliana, contenente la cassa in legno con le spoglie mortali del Santo: in prossimità dei festeggiamenti nella monumentale Cattedrale l’urna viene traslata sull’altare maggiore. Ai lati dell’urna d’argento sfilano, sia all’interno della cattedrale, sia per le via della città, i portatori dei cilii, grossi ceri montati su un fusto di legno, sul quale sono dipinti caratteri agiografici del santo.

Le origini dei cilii non sono molto note, ma sembra che siano l’evoluzione degli intorci grandi, voluti dal canonico netino Pietro Ansaldo nel 1620. All’origine erano previsti solo due intorci grandi portati dai devoti del Santo, che anno per anno venivano aumentati di due fino al raggiungimento di dodici unità, con obiettivo illuminare la strada durante la funzione processione. L’introduzione dei “cilii” fu ben accettata dalle famiglie nobiliari del tempo che fecero a gara per possedere un proprio “cilio” , ritenendo motivo d’orgoglio la partecipazione alle processioni. Oggi la maggior parte dei “cilii” sono di proprietà degli stessi portatori, che sono associati e vestono un’unica divisa, che per la processione di febbraio è costituita da un giubbino di colore verde, colore scelto in quanto uguale al drappo che adorna l’urna di San Corrado al di sotto dei grifoni, e da scarpe e pantaloni neri, mentre per la processione di agosto, la divisa è costituita da una polo di colore bordeaux, colore scelto in quanto uguale ai colori della bandiera della città di Noto, e da pantaloni e scarpe nere.

La processione muove nel pomeriggio dalla Cattedrale e vede la presenza della banda musicale, dei Cilii e dei devoti a piedi scalzi in segno di voto, penitenza o ringraziamento: l’itinerario processionale segue il centro storico, con sosta nella chiesa del SS. Crocefisso e del Sacro Cuore, per poi rientrare a tarda sera in Cattedrale.

Ogni dieci anni, nell’edizione estiva, le sacre spoglie vengono portate nel Santuario fuori le mura in piena notte. Durante la processione, i genitori avvicinano i figli piccoli fino a toccare l’urna, detta anche vara d’ ‘i picciriddi, come atto devozionale, al grido fragoroso e festante di “viva San Currau!”

Conoscevi la figura di questo eremita e la grande devozione dei Netini? Raccontaci.

 

FrancescoLuca Ballaro

 

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