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Matteo Messina Denaro: la fede distorta di un boss mafioso

La scomparsa di Matteo Messina Denaro, figura di spicco di Cosa Nostra, sollevava interrogativi sul suo rapporto con la religione e su come abbia cercato di giustificare le sue azioni attraverso una visione personale e distorta della fede.

In un “pizzino” del 2013, Messina Denaro dichiarava di voler rifiutare qualsiasi cerimonia religiosa per il suo funerale, definendo i religiosi come “uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato” . Questa affermazione evidenzia una megalomania che lo portava a considerare Dio come una figura plasmata a sua immagine, ignorando i principi fondamentali del Vangelo.

La sua visione di un rapporto diretto con Dio, senza intermediari, contrasta con l’insegnamento cristiano che promuove la comunità e la mediazione ecclesiastica. Questa prospettiva individualistica e autoreferenziale è tipica di chi cerca di giustificare comportamenti criminali attraverso una fede personalizzata e priva di responsabilità collettiva.

È importante sottolineare che la Chiesa cattolica ha da tempo preso le distanze dalla mafia, condannando apertamente le sue azioni e scomunicando i mafiosi. La beatificazione di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia, rappresenta un chiaro segnale di questa posizione .

La religiosità esibita da molti mafiosi è spesso strumentale, utilizzata per legittimare il proprio potere e ottenere consenso sociale. Tuttavia, la vera fede cristiana si basa su valori di giustizia, amore e rispetto per la vita, incompatibili con le azioni di violenza e sopraffazione tipiche della mafia.

In conclusione, la pretesa di Messina Denaro di avere un rapporto esclusivo con Dio rappresenta una distorsione della fede utilizzata per giustificare una vita di crimini e violenze. È fondamentale riconoscere e denunciare queste manipolazioni della religione per affermare i veri valori cristiani e promuovere una cultura della legalità e della giustizia.

Servono da monito le parole di Papa Francesco rivolte alla sicilia e ai siciliani, soprattutto ai giovani.

«Convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo, cari fratelli e sorelle! Io dico a voi, mafiosi: se non fate questo la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte». E ancora: «Agli altri la vita si dà, non si toglie. Non si può credere in Dio e odiare il fratello, togliere la vita con l’odio. Dio-amore ripudia ogni violenza e ama tutti gli uomini. Perciò la parola odio va cancellata dalla vita cristiana: non si può credere in Dio e sopraffare il fratello».

Grazie Papa Francesco!

Andrea Barbaro Galizia

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