Vittime di Mafia

Raffaele Miceli, Centuripe

Facciamo un salto nell’entroterra siculo per ricordare la prima vittima di mafia di Centuripe, piccolo paese in provincia di Enna. A meno di due anni dai combattimenti tra truppe tedesche e angloamericane con le battaglie di Centuripe e del Simeto, il paese si preparava a ritornare alla normalità dopo aver registrato tantissime vittime tra i civili. In particolare, la sera del 22 maggio 1945 era stato organizzato un piccolo concerto per i compaesani.

Finalmente, si iniziava a respirare aria primaverile e soprattutto si iniziava a vivere la quotidianità. Quella sera era presente l’ingegnere Raffaele Miceli, direttore responsabile della miniera Marmora Gualtieri, una delle più avanzate del bacino zolfifero nisseno. Improvvisamente, tra la folla di persone sbucò fuori un uomo armato e aprì il fuoco sulla sua vittima, l’Ing. Miceli, il quale morì di lì a poco.

Tuttavia, dieci giorni prima il suo omicidio, Raffaele Miceli si era recato dai carabinieri per denunciare un episodio di estorsione.

“Mi si domandano, nientemeno, cinquecentomila lire. Non le posseggo. Io non sono il proprietario della miniera: sono semplicemente il direttore. Mezzo milione è un’enormità. Ma non darei mai e poi mai ai banditi una somma simile, neanche se la possedessi.”

Queste furono le parole pronunciate da Miceli ai carabinieri, le parole della sua stessa condanna a morte, perché la mafia non tollera questo tipo di affronto.

Raffaele Miceli non ebbe mai giustizia, mentre il killer morì in un conflitto a fuoco con i carabinieri. Un esempio non indifferente che la nostra mente non dimenticherà mai.

 

 

Viviana Bonfirraro

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